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Enrico Letta dimentica il Sud. La solita delusione
18 Dic 2013 10:04

Visto da Sud il discorso di Letta alla Camera per la fiducia è la solita delusione. Ma come, scrivi 47 mila battute, un piccolo libretto, e ne dedichi solo 204, una didascalia, al Sud? Cioè al principale problema di un Paese che non crescerà mai come potrebbe se non cresce il Sud? Nemmeno la truffaldina sapienza dei vecchi democristiani, che comunque sul Sud si sprecavano in promesse e assicurazioni, è in testa ai nostri pensieri, quei giovani sono la vera risorsa del Paese eccetera eccetera. E intanto quei giovani continuavano a emigrare, ma almeno se ne andavano contenti, diciamo così, vuoi mettere emigrare perché si è la risorsa d’Italia?

Così su un terzo del territorio del Paese, su un terzo della popolazione, su un quarto della ricchezza nazionale prodotta, continua a pesare la vecchia, anzi crescente maledizione. Quando l’economia va bene, nessuno, neanche il Sud si preoccupa di andare meno bene: se va la locomotiva del Nord, si tirerà dietro anche quei molesti vagoni del Sud. Se l’economia va male come ora, bisogna pensare a rimettere anzitutto in moto la locomotiva del Nord, altrimenti chi se li tira dietro i vagoni?

E’ così che si perpetua la Grande Prevaricazione di una locomotiva cui dedicare tutte le attenzioni, a cominciare dalla spesa pubblica dello Stato, da sempre maggiore al Nord che al Sud. Non mantenendo l’impegno di vari governi di una spesa per almeno il 45 per cento al Sud. E di fondi per le aree svantaggiate (Fas) da spendere all’85 per cento dove le aree sono davvero svantaggiate loro malgrado, cioè il Sud.

Per non indispettire il resto d’Italia, del Sud il presidente del Consiglio si è occupato, come si dice, di straforo, molto di straforo, parlando dei “nuovi strumenti di sostegno” contro la povertà. Qui il Sud è apparso nei nanosecondi di un lampo: “Il tutto ovviamente con un’attenzione particolare e selettiva al Mezzogiorno, dove i problemi di esclusione, crescita della povertà, scoramento e rabbia esplodono se non si danno risposte immediate e mirate”. Grazie per l’”ovviamente”. Nell’attesa delle “risposte immediate e mirate”. Immediatamente smentite subito dopo.

E’ stato quando Letta ha parlato di infrastrutture: “Proseguiremo nel finanziare opere e progetti immediatamente cantierabili o in corso di ultimazione”. E allora il pensiero del Sud è andato ai treni sulla linea adriatica. Da dove, come si sa, sono stati fatti sparire gli Eurostar 500, gli unici che avrebbero consentito ai viaggiatori terroni di acchiappare l’alta velocità almeno per i 215 chilometri da Bologna a Milano e per i 150 da Milano a Torino, risparmiando più di un’ora. E linea adriatica per la quale non solo non ci sono “opere e progetti immediatamente cantierabili”, non solo non ci sono “opere o progetti in corso di ultimazione”, ma non ci sono proprio progetti neanche per i prossimi cento anni.

Però bisogna essere onesti. E’ cantierata l’alta velocità (pardon, alta capacità, cioè doppio binario) fra Bari e Napoli, dove si lavora nel minitratto fra Bovino e Cervaro, anzi da oltre cento giorni non si lavora perché l’impresa addetta è in crisi. A questo ritmo, ci vorranno altri 15 anni oltre il previsto 2028 per il taglio del nastro dell’opera più sofferta nella storia dell’umanità. Mentre continua a esserci il binario unico fra Termoli e Lesina, immaginiamo con quale gioia per le imprese meridionali che debbono farci passare i loro prodotti destinati al Nord.

L’essenziale è che continui la polemica sui fondi europei che sarebbero spesi male o non sarebbero spesi affatto al Sud. Spesi male, non ci sono dubbi, e non solo al Sud. Non spesi affatto, capita e non deve capitare. Ma quelle sono le Regioni che abbiamo, diciamoci la verità. Anche se poi la verità bisogna dirsela tutta. Per chiudere con i fondi 2007-2013, restano da spendere 27 miliardi: 20 di pertinenza delle Regioni, 7 dei ministeri. Ma le Regioni sono bloccate dal patto di stabilità, non sono in grado di assicurare la loro compartecipazione al finanziamento dei progetti. Costruire opere pubbliche in Italia è un problema ovunque, non solo al Sud, fra tempi lunghi e opposizioni locali. E poi, fondi europei a parte, nessuno dice che dal 2008 gli investimenti statali al Sud sono crollati del 45 per cento. Dobbiamo continuare a sparare solo sul Sud inetto e, in alternativa, spendaccione?

Alle corte. Se il Sud dovesse fare un’agenda per Letta, da quanto sopra detto il suo governo saprebbe cosa fare non per rimettere in moto solo il Sud, ma tutta l’Italia. Non soldi (che fra l’altro non ci sono) ma opere di bene. Per colmare quel 40 per cento di divario di infrastrutture che non dipendono dal Sud, ma dallo Stato. E per assicurare anche al Sud servizi con Lep, livelli essenziali di prestazioni, previsti dalla Costituzione a parità per tutti ovunque tu sia nato o viva. Livelli essenziali di prestazioni garantiti quasi per intero al Centro Nord, per meno della metà al Sud. E parliamo di cosucce come scuole e trasporti, ospedali e asili, acqua e protezione civile.

Ora che anche Letta lo sa, non potrà dire che dal Sud nessuno glielo ha detto. Sostituendosi ai politici meridionali che continuano a fare la bella addormentata nel bosco.


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