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Immigrazione, una spina nel cuore. E una sfida per l’Italia e l’Europa
16 Mag 2014 04:35

L’immigrazione sembra rappresentare una grande sfida non solo per il nostro Paese, ma per tutta l’Europa.

Negli ultimi anni si è assistito ad un forte aumento del fenomeno dell’immigrazione clandestina, riconducibile per lo più al differente grado di benessere tra stati in via di sviluppo e stati sviluppati e soprattutto ai disordini politici-economici di questi Stati del nord Africa.

Come sottolineano le vicende di cronaca, non c’è giorno che clandestini, disperati senza nessuna illusione e senza niente da perdere provenienti dal Marocco, dall’Algeria, dall’Iraq, dalla Somalia, o da altri paesi corrano ad imbarcarsi sopra le decrepiti imbarcazioni che li porteranno non si sa dove, verso quella che credono la salvezza.

Una “spina nel cuore” così ha definito il Papa la tragedia degli immigrati “che non deve più ripetersi”, durante una sua visita a Lampedusa. “Sono qui per scuotere le coscienze”, ha annunciato.

La visita del Papa ha “acceso i riflettori” su questa tragedia per un giorno, ma non ha affatto scosso le coscienze. Le coscienze rimangono al posto loro e nel fondo del mare giacciono, non si sa quante, vite umane.

Dopo l’indimenticabile tragedia avvenuta qualche mese fa a Lampedusa la storia, purtroppo, si ripete.

Questa volta, un barcone con a bordo circa 400 profughi provenienti dal nord Africa. Sono 200 le anime salvate. Sinora sono 17 i corpi senza vita recuperati, tra i quali anche quelli di donne e di bambini, mentre centinaia di persone mancano all’appello. Presumo che il numero dei corpi senza vita aumenterà nelle prossime ore, se si riusciranno a recuperare. Altrimenti, il Mediterraneo dovrà custodire ancora altri volti che nessuno di noi conoscerà.

E il plauso va sempre ai soccorritori e agli uomini della Marina Militare che, come sempre, con grande umanità e allo stesso tempo con grande sofferenza, sono pronti a prestare aiuto a queste persone che, dopo il viaggio della “speranza” e della “libertà”, trovano l’abbraccio della morte.

Siamo noi, i siciliani ed in modo particolare la popolazione di Lampedusa e del Sindaco, Giusi Nicolini che in tutti questi anni siamo stati testimoni diretti di visi e corpi sempre uguali e sempre diversi. Una scia di morti che ormai è diventata una vera e propria guerra contro una parte dell’umanità. Una guerra fatta di corruzione, delinquenza, spietatezza che utilizza uomini, donne e bambini in cerca di una vita migliore, per interessi personali.

E non accetto che si proclami il lutto nazionale. Non posso accettarlo quando l’elenco delle vittime, senza nome e ingoiate dal Mediterraneo, cresce a dismisura ogni giorno, ogni mese, ogni anno. Secondo Fortress Europe, dal 1994 nel solo canale di Sicilia sono morte oltre 6.200 persone, di cui 4.790 disperse. Il 2011 e’ stato l’anno peggiore: tra morti e dispersi, sono scomparse almeno 1.800 persone, 150 al mese, 5 al giorno.

Mi chiedo dove sono lo Stato e l’Unione Europea? Non hanno fatto nulla per evitare queste tragedie. Eppure si sa. Si sa come stanno le cose. Che arrivano barconi quasi ogni giorno. E lo dico con rabbia e convinzione perché non possiamo continuare a tacere di fronte a queste disumanità. Sentire l’odore della morte. Vedere questi cadaveri privi di un fiore, di una carezza o di una lacrima da parte dei loro cari che non sanno dove sono i loro figli, le loro madri, i loro fratelli. Vederli stesi lì a terra con lo sguardo e le braccia rivolte al cielo e con impresso il loro sogno di speranza e libertà che non si potrà mai realizzare. Vedere ragazzi che come me avevano dei sogni che mai potranno realizzare. Vedere donne prive di vita che in grembo portavano un figlio che non daranno mai alla luce. Ma ancora peggio sapere che molti di loro sono in fondo al mare e nessuno mai potrà vedere i loro volti. E vedere i superstiti in condizioni disumane. Disidratati, infreddoliti, con gli occhi impauriti e testimoni di questi drammi.

Tutto questo non si potrà dimenticare anche quando tra qualche giorno l’Italia  dimenticherà. Quello degli immigrati che attraversano il Mediterraneo è il “nuovo” genocidio di cui tutta l’Europa, che non ha mai attivato misure efficaci per evitare questi disastri, è responsabile.
Nel vedere il mio mare, il Mediterraneo, diventare un cimitero di fratelli ho avuto quella sensazione in cui ti senti un fallito, un perdente.

Lo Stato interviene, in modo sbagliato, attraverso strumenti di controllo attraverso un utilizzo massiccio delle sanatorie e degli interventi delle forze dell’ordine sui flussi migratori.

Per non parlare del fatto che attualmente l’Italia non è attrezzata per far fronte a un flusso migratorio che negli anni sarà esponenziale, tanto più in questo periodo di forte crisi in cui sempre più i cittadini sono abbandonati a se stessi.

Il problema è quindi gravissimo e nessuno ha veramente idea di come contenerlo o gestirlo. Gli interventi legislativi dei singoli Stati si sono dimostrati in gran parte del vecchio continente inutili e, forse, l’unica strada possibile per arginare il fenomeno potrebbe essere quella di tentare di coinvolgere maggiormente i paesi europei-occidentali nella gestione dei flussi e dell’accoglienza ma soprattutto su una politica di interventi economici nei paesi d’origine dei migranti.

L’Europa è la nostra casa. E’ una grande comunità che ha il dovere di intervenire per risolvere questa gravissima emergenza epocale che oltre a colpire i nostri territori ci lascia un segno forte nelle nostre anime. E’ d’obbligo costruire un corridoio umanitario evitando che queste persone si imbarcano in modo clandestino e illegale. La richiesta d’asilo va chiesta prima e non dopo essere arrivati nella nostra terra rischiando la vita. Abbiamo bisogno di una politica europea capace di intervenire politicamente ma anche attraverso azioni di sostegno economico, strutturale e organizzativo.

Inoltre, l’Italia deve urgentemente attrezzarsi di un sistema legislativo capace di fa fronte alla questione. Nel nostro Paese non è aggiornata la situazione legislativa sui rifugiati politici. Non viene fatta distinzione, cioè, tra le vittime e chi arriva per altri traffici illegali. Pertanto, mi auguro che il semestre italiano possa essere un’occasione importante per portare gli sguardi dell’Europa e del mondo sull’Italia e su questa emergenza che stiamo vivendo.


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