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La Calabria è gia nel baratro. E uscirne dipende solo da noi
08 Ago 2014 05:34

Leggo sul web e sui giornali di alcuni imprenditori e politici, intellettuali e professionisti che gridano l’allarme per la potenziale e possibilissima caduta nell’abisso della nostra regione e penso che queste persone non si siano accorte che nel baratro già ci siamo da diversi decenni e che gridare “aiuto aiuto stiamo cadendo” sperando che qualcuno dall’alto o da Roma ci salvi, è sempre la solita soluzione e non serve a nulla.

Ma siamo ancora a questo punto? Ah già, forse è per questo che sono andata via da Io resto in Calabria con la sensazione che si stesse replicando lo stesso scenario del 2010, nonostante tutti i miei sforzi per costruire insieme ad altri un’alternativa seria di movimento civile e politico in Calabria. E facendo tanta fatica ho compreso che i calabresi non sono ancora pronti a ribellarsi, preferiscono sopportare e mi domando se questo sia sinonimo di una precisa volontà di sottomissione oppure della paura di essere liberi…perché quando sei libero sei anche responsabile di tutto ciò che fai.

Di fronte a questa mole di lettere che gridano dolore mentre si osserva una Calabria a pezzi, corrotta, depressa, io vi dico come la penso. Sono i calabresi le uniche persone “potenti” che potrebbero cambiare le sorti di questa regione se solo credessero un po’ di più nelle proprie capacità, se solo capissero che chi conosce un territorio può sapere cosa fare per migliorarlo…nessun intervento dall’alto potrà salvarci, la colonizzazione non è una soluzione e lo abbiamo visto in tutti questi anni dove il decisionismo calabrese è stato latitante. Il nostro principale male è che cerchiamo altrove le soluzioni che sono dentro di noi, vogliamo essere governati e gestiti da altri. Mi domando perché nei 4 anni di governo di Scopelliti siano stati quasi tutti zitti e ora che si sente profumo di campagna elettorale tornano tutti a parlare? Tornano tutti a scrivere? E per scrivere cosa? Chiedere aiuto!!!!! Ma quando inizieremo a pensare che solo noi siamo in grado di risollevare questa regione recuperando dignità e libertà?

Nei partiti, anche da Roma, non c’è alcun interesse e volontà a “prendersi cura” della Calabria altrimenti non continuerebbero ad imporre nomi dall’alto per risolvere i problemi democratici interni a loro stessi, non lascerebbero che la vecchia nomeclatura continui a ricattare la libertà di voto di tutti noi.

Se i calabresi vogliono risorgere hanno bisogno di farsi una massiccia dose di libertà e dignità, devono rinunciare a chiedere favori e raccomandazioni, devono imparare che lo Stato siamo noi e sempre noi decidiamo chi ci governa. Solo l’onestà potrà salvare questa regione, e solo se decideremo di candidare e votare persone oneste potremo sperare di riprenderci la democrazia.

Che vita è una vita continuamente gestita da altri? Di quale dignità possiamo parlare in una regione dove si invoca sempre l’intervento dall’alto per risolvere l’emergenza che viviamo? Il tempo è scaduto e già da diversi anni. Le generazioni di ventenni e trentenni non hanno alcuna speranza di vivere una vita dignitosa in questa regione, perché nessuno vuole riconoscerci competenze e capacità e perché noi stessi ci facciamo calpestare ogni volta che ci tiriamo indietro dinnanzi a chi non ha neppure una laurea e governa l’economia, la società, la cultura di questa regione sin da quando eravamo bambini.

Io, il mio appello lo vorrei fare ai calabresi : quando sarete davvero stanchi riunitevi nelle piazze e iniziate a parlare di politica, di come gestireste voi il governo delle vostre città, di come si potrebbe creare lavoro ed evitare di soffocare le poche imprese che esistono in questa regione. Solo a quel punto ci renderemo conto che siamo nati liberi e la condizione di schiavitù che viviamo da decenni ce la siamo imposta noi stessi perché abbiamo preferito delegare ad altri ciò che era in nostro potere.


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