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Quando a Napoli muore un innocente. E ci sono troppi silenzi
05 Ago 2014 06:56

Mariano Bottari cade, da innocente, sotto i colpi della camorra e io vedo gli occhi di mamma mia e di tutti quelli che sono morti così. Vittime inermi di una criminalità che spara in pieno giorno. E penso che bisogna andare oltre l’auspicio di una città senza violenza, di un territorio senza camorra.

Non è più il tempo degli auspici, ma quello degli imperativi. Provo una grande rabbia ogni volta che cade un innocente e penso che il tempo delle lacrime e della retorica sia finito e che queste morti devono essere realmente un monito per tutti.

Cosa stiamo aspettando? Siamo certi che è nelle agende di tutti noi questa battaglia? Che viene considerata come una priorità assoluta? Questa ferita, questa vergogna che è la presenza della camorra e della criminalità diffusa e connessa. Finché resta una questione affidata solo alle forze dell’ordine, non può essere sanata. Se va bene, e se siamo bravi, facciamo dibattiti nelle scuole e nei convegni sulla legalità.

Ma occorre andare oltre e capire che questa lotta deve entrare nel dna di tutti. E’ la vita di tutti noi che è minata quando viene colpito un innocente.

Una notizia di questo tipo ci deve dare 1001 ragioni in più per lottare e non per fuggire. Chi va via lascia gli altri, i propri amici, in balìa del problema. Ogni anno aggiungiamo il nome di un innocente a una lista di vittime di una guerra civile a bassa intensità, che viene combattuta sottotraccia. Gli ultimi in ordine di tempo sono Vincenzo Liguori, Andrea Nollino, Lino Romano, Teresa Buonocore: vittime non coinvolte dal sistema, che devono scuotere le nostre coscienze.

Ma ci sono anche i morti collusi con la camorra e quando accade ci sentiamo assolti. Se a cadere è un pregiudicato, un camorrista spesso pensiamo che è un regolamento di conti interno che non ci riguarda. Ma così non possiamo dirci civili, cristiani o umani. Se consentiamo che ci sia un morto ammazzato al giorno, innocente o colpevole, non abbiamo compreso la portata del problema.

Non comprendiamo che ci sono armi nelle nostre case e c’è una guerra in corso che le forze dell’ordine da sole non possono vincere, altrimenti dopo Giancarlo Siani e Silvia Ruotolo tutto sarebbe stato risolto. La camorra occupa i territori e spara all’improvviso. E questa guerra occupa la nostra anima. E ci chiediamo: abbiamo diritto ad essere la prima generazione senza camorra a Napoli? O dobbiamo rinunciarci?. Non possono essere più solo gli ‘’illusi’’ a portare avanti questa battaglia. Quanti sono i mondi che si pronunciano contro la camorra? L’industria e l’economia cosa fanno?

La forza della camorra si afferma anche grazie al mondo delle professioni, della politica e della comunicazione che la tollera. Se si vuole onorare il sangue di Mariano, e di tutti quelli che l’hanno preceduto, se non si vuole calpestarlo o infangarlo bisogna pretendere il riscatto.

La mia è una sensibilità scomoda, ma non c’è un’altra via: queste pallottole o le sentiamo tutti nella nostra pancia o questa sarà una morte inutile. E non possiamo accettarlo. Mai più.


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