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A Pompei aprono dieci nuove domus. Grazie a fondi europei stanziati e mai ancora utilizzati
24 Lug 2013 08:02

Hanno ascoltato per ore tecnici, archeologi, esperti. Hanno studiato il cronoprogramma, hanno esaminato le criticità. Il ministro dei Beni Culturali e Turismo, Massimo Bray, e quello per la Coesione territoriale, Carlo Trigilia, nel cuore dell’area archeologica di Pompei, ieri hanno fatto il punto: su quello che è stato realizzato e su quello che ancora c’è da fare. E anche se la sfida non è affatto semplice, visto che bisogna mettere in atto, entro il 2015, un piano di restauro da ben 105 milioni di euro, ieri non hanno avuto remore a dire che sì “il progetto Pompei è quello con cui vinceremo questa sfida rispetto agli impegni che abbiamo preso con l’Europa”.

E così, dati e progetti alla mano, gli esponenti del Governo hanno sfoderato ottimismo in merito al destino di uno dei patrimoni dell’umanità che di guai, negli ultimi anni, crolli in primis, ne ha vissuti un bel po’. “Nelle prossime settimane a Pompei apriremo dieci domus fino ad oggi chiuse, grazie a nuovo personale”, annuncia Bray. “Sì, ce la faremo ad utilizzare i fondi europei, entro l’anno riusciremo ad impegnare almeno 50 milioni su 100, la metà”, aggiunge Trigilia.

E così, dunque, Pompei spera e può sperare. L’impegno è di quelli “personali”, sottolineano Bray e Trigilia. Del resto il ‘Grande progetto Pompei’ ha un “valore nazionale sul quale il Governo è molto impegnato – spiega il ministro per la Coesione territoriale – e sul quale cercheremo di fare tutto perchè si dimostri che il nostro patrimonio culturale possa essere utilizzato bene”. Gli obiettivi sono decisivi: mettere in sicurezza le strutture a partire dalle aree qualificate a ‘rischio alto’, realizzare le opere di messa in sicurezza, restauro e valorizzazione, rafforzare i sistemi di controllo, tra l’altro. C’è poi la questione legalità: anche su questi punto i ministri rassicurano che i controlli, in merito, saranno quotidiani. Il tutto sotto l’occhio attento della Ue. E dell’Unesco che critiche alla gestione ne ha rivolte. Acqua passata, a sentire Giovanni Puglisi, presidente della Commissione nazionale per l’Unesco. Oggi c’era anche lui a Pompei. E dopo aver ascoltato tutti si è detto “più che soddisfatto”.

“La presenza di due ministri e della Commissione parlamentare, per quanto mi riguarda mi ha dato la certezza che il livello di attenzione e di monitoraggio è al massimo – rassicura Puglisi – l’Unesco questo aveva bisogno di sapere e questo oggi registra”. E quindi, nessun titolo di patrimonio Unesco a rischio, per Pompei, assicura. “È chiaro che per ogni cosa ci vuole un tempo e soprattutto una vigilanza sul tempo, sui fatti e azioni“, aggiunge Puglisi.

E a controllare sarà anche la Commissione Cultura di Palazzo Madama che oggi, a Pompei, si è riunita in audizione: “Vigileremo sulla scadenza, basta ritardi”, avverte il presidente Andrea Marcucci (Pd). Tantissimi, anche oggi, i turisti che hanno affollato gli Scavi. Qualcuno si è fermato anche davanti ad un cartello che parlava proprio del ‘ Grande Progetto Pompei ‘. Ha chiesto cosa fosse, di cosa si trattasse. E la guida gli ha risposto così: “E’ il futuro di Pompei, la speranza che un futuro per questi scavi ci possa davvero essere”.


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