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Caro Resto al Sud, vi scrivo…
23 Feb 2016 08:15

Carissimo ”Resto al Sud”,

vi leggo con estremo piacere. Grazie per le vostre storie, ispiranti e fiduciose, oltre la solita visione. Vi ho scoperto esattamente poco dopo essermi trasferita dalla ricca Emilia Romagna alla Sicilia per amore, lasciando tutto.

Potete immaginare le facce e i commenti di tutti: ”Ma come, ti trasferisci in una città da dove ogni anno partono centinaia di giovani”? Confermo: Palermo è una delle città più belle ma difficili d’Europa, ma, come tutte le città difficili, piena di potenzialità.

Ho approfittato del periodo di fermento che sta vivendo la mia figura professionale e in generale il settore sociale – tra tagli alla spesa e blocchi delle assunzioni – cavalcando il cambiamento e ”svecchiando” la professione. Di pubblico neanche a parlarne (del resto non l’ho nemmeno cercato), ho aperto così uno studio come assistente sociale privato, nel quale lavoro come consulente familiare e personale.

In pratica, sono una sorta di accompagnatore e risolutore dei problemi della famiglia, della persona e della coppia. Mi occupo insomma del loro benessere sociale, a livello pratico ed emotivo. I problemi e le relative soluzioni sono tante, la vita è diventata più complicata e molte persone non hanno tempo o voglia di sbrigare questo tipo di incombenze da sole, spesso non è facile orientarsi, cercare e rivolgersi allo sportello giusto, alla struttura giusta…

Cerco di intervenire proponendo soluzioni e interventi innovativi, creando soluzioni su misura. Ho iniziato a collaborare con gli avvocati divorzisti per creare una nuova sinergia per le famiglie in fase di separazione, organizzo corsi pratici e divertenti per genitori negli istituti scolastici.

Tra i miei servizi rientrano le ricerche di strutture per anziani e tossicodipendenti, gestisco l’inserimento dei bambini nelle migliori strutture scolastiche e molto altro ancora… Un scommessa piuttosto difficile, soprattutto per far capire che gli assistenti sociali non lavorano più solo nel pubblico.

I segmenti del mercato da coprire sono molti per chi ha la mia laurea, ma ammetto che la parte più tosta non è quella burocratica e fiscale quanto il fare rete e creare contatti di qualità.

Le persone possono così scegliere di rivolgersi privatamente ad un professionista che fino a ieri lavorava solo nelle istituzioni. Nel mio piccolo sono stata un esempio per molte giovani colleghe di questa regione, che non avevano sentito parlare di un modo nuovo di lavorare nel sociale. In Italia noi liberi imprenditori del sociale siamo ancora in pochi ma in costante crescita.

Vorrei dire ai giovani disillusi dal mercato del lavoro italiano, -soprattutto meridionale- che prima di gettare la spugna devono provare ad innovare, ad insistere senza leggere la realtà con pregiudizio e schemi ristretti.

Grazie mille per l’attenzione!


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