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Fifth Ingenium, la tecnologia al servizio della disabilità
23 Gen 2020 10:04

Un kit composto da differenti oggetti “smart” e dal software (installabile sulle lavagne multimediali e nei pc già presenti nelle scuole) per la creazione e fruizione di esperienze didattiche. Perché “siamo certi che la tecnologia possa essere utilizzata per aggirare gli effetti della disabilità”. Può essere riassunta così la mission di Fifth Ingenium, la startup innovativa campana, finanziata con gli incentivi Smart&Start Italia. I fondatori sono Antimo Musone e Matteo Valoriani, ingegneri informatici e Domenico Letizia, avvocato.

Il progetto

La startup affronta, appunto, le problematiche relative all’integrazione dei bambini con disturbi dell’età evolutiva e, in particolare, sindromi dello spettro autistico nel contesto scolastico. Nasce nel 2015 e oggi opera in tre grandi città come Roma, Milano e Caserta. Si occupa di consulenze e sviluppo di soluzioni informatiche ma, soprattutto, di healthcare e in questo settore la startup ha diversi progetti. Uno, in particolare: Mosaic, progetto di inclusione scolastica di bambini affetti da autismo tramite la formazione – che riguarda i docenti – e la tecnologia che coinvolge invece smart objects, con cui i bambini sono chiamati a interagire.

Le cento scuole

Già attivo in diversi istituti, l’obiettivo è ora quello di promuovere e portare questo programma in cento scuole, con l’intento di fornire il kit e sperimentare tutte le funzionalità.  Un progetto reso possibile dai finanziamenti di Smart&Smart Italia. “Avevamo diffidenza verso l’ente pubblico – evidenziano dalla startup – ma dopo i primi colloqui abbiamo presentato domanda e ricevuto il finanziamento nel giro di tre mesi. Fondi che ci hanno permesso di sostenere le spese per tutte le attività, dalla progettazione all’implementazione ma anche quelle per il marketing e la sperimentazione del progetto”.

Il futuro

Un’iniziativa che va ulteriormente modellata ed implementata. Tra i progetti futuri di Fifth Ingenium, infatti, c’è la volontà di “concentrarsi proprio sul progetto Mosaic e renderlo un prodotto che possa essere utilizzato da tutte le scuole d’Italia e che ne permetta un reale utilizzo. Siamo convinti che possa dare un valido beneficio ai bambini affetti da autismo”.

Mosaic, ma non solo. “C’è poi l’idea di investire sui nuovi trend tecnologici come i visori di realtà aumentata – concludono i tre fondatori -. Possiamo interagire con ologrammi in modo costruttivo e realizzare scenari e casi d’uso che fino a ieri non erano praticabili”.


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