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Fisco, al Sud si evade di più (ma meno rispetto al passato)
02 Apr 2016 12:37

Ahinoi, tra Nord e Sud è ancora troppo grande il divario sulla correttezza dei contribuenti nei confronti del Fisco, anche se la situazione, rispetto al passato, è migliorata.

Secondo, infatti, uno studio della CGIA di Mestre, la palma dei cittadini più ligi con il fisco spetta ai residenti del Trentino Alto Adige, dove il grado di valutazione della fedeltà fiscale è il più elevato (indice pari a 166,4). Seguono gli abitanti del Veneto e del Piemonte (entrambi con indice 133,5), quelli del Friuli Venezia Giulia (127,9), dell’Emilia Romagna (125,7), della Valle d’Aosta (123) e della Lombardia (121,5).

In graduatoria, poi, seguono le regioni del Centro, mentre, come scritto, i dolori arrivano quando si fa riferimento al Mezzogiorno: nella classe di fedeltà medio-bassa si inseriscono la Puglia (95,6), la Basilicata (94,5) e il Lazio (92,1) e in quella ad alta pericolosità sociale troviamo il Molise (80,4), la Campania (79,7), la Sicilia (78) e, all’ultimo posto, la Calabria (73,8).

A questo esito è giunta la CGIA che ha messo a confronto i risultati emersi dall’analisi di 5 indicatori relativi a ciascuna delle 20 regioni d’Italia (qui maggiori dettagli): ovvero, l’incidenza dei redditi dichiarati sui consumi; la quota dei redditi dichiarati su quelli disponibili; il tasso di irregolarità degli occupati; la litigiosità fiscale e la stima della compliance degli studi di settore.

Per ciascun indicatore, nel dettaglio, è stato posto a 100 il dato nazionale e sono stati ricalcolati i valori delle 20 regioni italiane attraverso una proporzione. Il risultato finale è stato ottenuto come media dei valori ricalcolati per i 5 indicatori che compongono l’indice. A valori più elevati dell’indice corrisponde un grado di fedeltà fiscale presunta più elevato.

Il commento di Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA: “Secondo le stime del Governo, l’evasione di imposta presente in Italia si aggira attorno ai 90 miliardi di euro all’anno. Essendo pressoché impossibile ripartire in maniera puntuale a livello territoriale questo mancato gettito, sappiamo, dai dati del ministero dell’Economia, che al Sud il rapporto tra le imposte evase e il gettito potenziale è più elevato che nel resto del paese. E in alcuni casi sfiora il 60 per cento, ovvero 60 centesimi di gettito evaso per ogni euro regolarmente versato. In linea teorica, comunque, possiamo affermare che 20,9 milioni di cittadini residenti nel Mezzogiorno (Sardegna esclusa) presentano una rischiosità fiscale molto levata, mentre il livello di pericolosità dei 39,9 milioni di abitanti del centronord è relativamente molto basso (Lazio escluso)”.

Dati negativi che, però, andrebbero analizzati tenendo in considerazione le situazioni di criminalità, di disagio economico, di degrado ambientale, di disoccupazione, ecc., presenti nel Paese che solitamente alimentano l’evasione fiscale, come ricordato dalla stessa CGIA.

Però, non tutto è così negativo come sembra.

“Anche al Sud – ha dichiarato il Segretario della CGIA Renato Mason – ci sono dei segnali che ci consentono di affermare che è in atto una importante inversione di tendenza. Cosa che non succedeva da moltissimi anni. Sul fronte della diffusione del lavoro nero, ad esempio, tra il 2000 e il 2013 questa ripartizione territoriale ha segnato la contrazione del tasso di irregolarità degli occupati più elevata di tutte le altre. A dimostrazione che anche nel Mezzogiorno ci sono dei segnali di legalità che vanno rafforzati, attraverso la crescita e l’occupazione per mezzo degli
investimenti”.


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