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Hanno dato fuoco al museo degli strumenti musicali di Reggio Calabria. E al futuro dei nostri figli
06 Nov 2013 09:43

Non ci andavo spesso, ma quando capitava era un piacere. Mi piaceva chiacchierare con Demetrio. Ascoltarlo per me era sempre una lezione. Raccontava il pianeta raccontando un flauto, una chitarra battente, un tamburo o qualche strumento a corde mai visto. Partiva da una nota, da un suono e ti spiegava un popolo. Ogni volta un’emozione intensa.

Quando quelli del Museo dello Strumento Musicale di Reggio Calabria facevano le loro iniziative regalavano alla città dei bei momenti di cultura e socializzazione. Tutto autofinanziato, naturalmente. Perchè negli anni Reggio ha sempre riempito le tasche ai soliti quattro straccioni e pseudo artisti da strapazzo. In dieci anni ha speso milioni di euro per volti televisivi di dubbie capacità artistiche, ma di sicuro ritorno d’immagine. Mentre a loro, a quelli del Museo, non ha mai dato un centesimo.

Non che Demetrio Spagna ne facesse una malattia, intendiamoci, ma le bollette sono bollette. Poco male, si andava avanti. Ed ogni volta che nella vecchia stazione lido, concessa per allestire il museo, arrivava un pezzo nuovo te ne accorgevi perchè gli occhi di Demetrio si accendevano.

Lunedì notte, i soliti animali hanno deciso che non andava più bene e che quella struttura doveva chiudere. Hanno preso una tanica di benzina e le hanno dato fuoco. Non hanno bruciato soltanto gli strumenti musicali che Demetrio aveva trovato nei suoi viaggi in giro per il mondo. Non è solo quello. Hanno dato alle fiamme un sogno che non era solo quello di Demetrio, di sua moglie, dei suoi figli e di altri amici che lo aiutavano. Hanno distrutto un’idea di libertà, alimentata attraverso la passione e l’amore per la musica, per tutto ciò che è tradizione e cultura. Per ciò che è colore e bellezza. Siano maledetti. Siano maledetti mille volte. Per quello che hanno fatto e stanno facendo ogni giorno ai loro e ai nostri figli.


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