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I calciatori immigrati di Rosarno che giocano per il parroco
17 Mar 2014 10:16

Si chiama Koa Bosco e la sua storia rappresenta l’esatta antitesi della vicenda del Casablanca, la squadra di calcio composta da marocchini che, dopo aver ricevuto insulti razzisti, aveva minacciato il ritiro, rientrato oggi, dal campionato Uisp di Forlì-Cesena.

La Koa Bosco è stata costituita lo scorso anno da don Roberto Meduri, parroco della frazione Bosco di Rosarno, il quale ne è anche il presidente. Gioca nel campionato di terza categoria calabrese ed è composta da immigrati di colore facenti parte della comunità di africani ospitata nella tendopoli di San Ferdinando, a due passi da Rosarno.

Gli immigrati che ogni anno raggiungono la Piana di Gioia Tauro per raccogliere gli agrumi furono protagonisti nel gennaio del 2010 a Rosarno di una rivolta che per giorni mise a ferro e fuoco la zona. Una ribellione vera e propria che fece seguito al ferimento a colpi di fucile di due immigrati e che suscitò momenti di forte tensione.

Oggi gli immigrati che arrivano nella Piana di Gioia Tauro sono molti di meno, anche a causa della crisi agrumicola, e vivono, come nel 2010, in una situazione di forte disagio per le precarie condizioni economiche e la situazione di difficoltà igienico-sanitaria in cui versa la tendopoli in cui sono ospitati.

Il gruppo di immigrati-calciatori che milita nella Koa Bosco, grazie al suo impegno sportivo, ha trovato adesso una forma di riscatto sociale ed una nuova motivazione di vita.

L’intuizione di don Roberto Meduri si sta rivelando sempre più vincente soprattutto sul piano sociale per le soddisfazioni che ne stanno scaturendo per un gruppo di persone costrette altrimenti a fare i conti soltanto con umiliazioni e difficoltà di ogni tipo.

Ma il dato più significativo di questa vicenda è la grande simpatia ed il calore umano che suscita il Koa Bosco quando scende in campo. La squadra viene accolta ovunque con grande entusiasmo da parte degli avversari che incontra di volta in volta e del pubblico che assiste alle partite in cui è impegnata. E mai sono stati rivolti ai suoi giocatori insulti razzisti o si sono manifestate forme di boicottaggio.

Esattamente il contrario, dunque, di quanto è avvenuto a Forlì col Casablanca.

Un’esperienza che don Roberto vuole proseguire anche per i prossimi campionati in considerazione pure dei risultati soddisfacenti sul piano sportivo che la squadra sta ottenendo sotto la guida tecnica di Domenico Mammoliti, studente in teologia che si appresta a diventare diacono.

Il Koa Bosco, infatti, occupa il quarto posto della classifica del girone G del campionato di Terza categoria e può dunque aspirare alla promozione attraverso i play-off. Risultato che rappresenterebbe una grande soddisfazione per chi ha creduto in questo progetto e vuole portarlo avanti.


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