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Il dilemma linguistico più gastronomico del Sud: arancina o arancino?
21 Mar 2016 14:59

C’è un’annosa, anzi gustosa, questione che divide i siciliani: si dice arancina o arancino? 

Prima, però, di approfondire l’arcano, giusto ricordare ai pochi che non lo sanno che l’arancina/arancino è una specialità della cucina dell’Isola, ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF).

Si tratta di una ‘palla’ di riso impanato e fritto, farcita generalmente con ragù e piselli (‘alla carne’) o con prosciutto e mozzarella (‘al burro’).

Ribadito ciò, come scritto, in Sicilia questa prelibatezza ha due generi: è femmina nell’area occidentale ed è maschio in quella orientale. O meglio, a Palermo è fimmina, a Catania è masculo.

A tal proposito, secondo lo scrittore Gaetano Basile, si dovrebbe usare il femminile, perché il nome deriverebbe dal frutto dell’arancio, l’arancia appunto, che in lingua italiana è al femminile. In dialetto, tuttavia, l’arancia è arànciu, per cui – visto che stiamo parlando di cibo siculo – il suo nome dovrebbe essere tradotto al maschile.

La discussione è così avvincente che è intervenuta perfino la celebre Accademia della Crusca, l’istituto nazionale per la salvaguardia e lo studio della lingua italiana, che, un mese fa, si era espressa, sostenendo salomonicamente che entrambe le forme sono corrette.

Tuttavia, come si legge qui, durante la presentazione del suo libro, avvenuta il 17 marzo scorso, il presidente dell’Accademia, Francesco Sabatini, ha destabilizzato l’equilibrio, sostenendo che “ci sono tracce di entrambe le forme ma in fondo si dice arancino a dispetto delle regole della lingua italiana”, aggiungendo così un nuovo capitolo al dilemma linguistico più gastronomico del Sud.


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