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Il fallimento del G20 è il punto di non ritorno. Una condanna a morte per la Siria. E l’inizio della guerra
10 Set 2013 05:49

Mentre si discuteva al vertice di G20 a San Pietroburgo, in Siria la gente continuava e continua a morire.

Il vertice di G20 di San Pietroburgo è stato un totale fallimento su tutti i fronti e non c’è stata nessuna sorpresa come molti si aspettavano.

È stato presentato alla fine di due giornate di lavoro un documento molto vago sull’economia mondiale, e sulla drammatica situazione Siriana nessun accordo.

La Russia di Putin e la gigante Cina da due anni continuano a mettere il veto a qualsiasi risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e continuano ad appoggiare il regime di Assad.

Ormai il diritto di veto per questi due Paesi è diventato un strumento determinante per tutelare i loro interessi economici e politici.

Si sa che il diritto di veto è stato introdotto dopo la seconda guerra mondiale come una conquista per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.

Dopo la decisione degli Stati uniti di unire Assad per l’uso di armi chimiche contro la popolazione civile, ecco la reazione degli Ayatolla Iraniani.

 Il vice capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, Massoud Jazayeri, ha dichiarato che ci saranno “dure conseguenze” se gli Usa oltrepasseranno la «linea rossa» in Siria.

“L’America conosce le delimitazioni della linea rossa sul fronte siriano, se verranno superate ci saranno serie conseguenze per la Casa Bianca”. “L’attuale guerra terroristica in Siria – ha proseguito Massoud Jazayeri – è stata progettata dagli Stati Uniti e dai paesi reazionari della regione contro il fronte della resistenza (contro Israele) nonostante questo, il governo e il popolo siriano abbiano ottenuto grande successo”.

Ha concluso: “Chi aggiunge benzina sul fuoco non sfuggirà alla la vendetta del popolo”.

L’Iran è stato sempre il principale alleato di Damasco, in questi due anni di guerra civile, ha sostenuto il regime di Al Assad sia dal punto di vista militare, mandando i “Pasdaran” le guardie della rivoluzione a dare mano forte, sia dal punto di vista economico, nonostante la disastrosa situazione economica dell’Iran.

Si sapeva che il vertice di San Pietroburgo non avrebbe risolto nulla, bisognava intervenire non militarmente ma cercando una soluzione politica almeno un anno e mezzo fa, così non saremmo arrivati al punto di non ritorno.


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