';

Imprese siciliane, il 25% di società indebitate: le ricette per prevenire la crisi
18 Mag 2019 17:04

In Sicilia ci sono oltre 77.774 società di capitali (più di 18mila solo nel capoluogo etneo). Di queste, ben 12.500 hanno debiti tra 100 e 500mila euro. Per 7.000 aziende, invece, la soglia si innalza fino a toccare quota 5 milioni di euro. In totale il 25% delle realtà imprenditoriali vive una condizione di fragilità). È questo lo scenario in cui s’innestano le novità introdotte dal nuovo “Codice della crisi e dell’insolvenza”, che ha letteralmente mandato in pensione – dopo 77 anni – la legge fallimentare.

A Catania, una “due-giorni” dedicata al tema e organizzata dall’Ordine dei commercialisti del capoluogo etneo ha riunito imprese, professionisti, docenti e imprenditori. L’obiettivo: analizzare nuovi strumenti normativi nati per prevenire dissesti e salvaguardare la continuità aziendale.

Preservare il sistema economico territoriale

«La fase di allerta o la fase di composizione assistita della crisi prevista dal nuovo Codice – ha commentato il presidente dell’Ordine etneo Giorgio Sangiorgio – diventano di fondamentale importanza per favorire l’emersione tempestiva dello stato di crisi, consentendo all’imprenditore di identificare in tempo utile le modalità di superamento della stessa. Il monitoraggio costante dell’equilibrio economico-finanziario dell’azienda sarà possibile solo in presenza di un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile, per preservare l’intero sistema economico territoriale. L’approccio tempestivo consente d’intervenire con buone possibilità di successo, che invece diminuiscono drasticamente quando la crisi è conclamata. Occorre favorire una cultura del risanamento, oltre ogni legge».

Il nuovo Codice

Il nuovo Codice è al suo debutto ma entrerà in vigore il 15 agosto 2020. Pone l’accento sulla necessità di essere tempestivi e di attivarsi senza indugio laddove emergano i primi segnali, rilevati da indicatori specifici enunciati nel testo: «La valutazione degli squilibri comunque – hanno aggiunto i consiglieri nazionali dei Commercialisti Roberto Cunsolo e Andrea Foschi – deve tenere conto delle caratteristiche dell’impresa e della sua attività in concreto, nonché del suo grado di maturità, con indici di allerta “personalizzati” più idonei a far emergere la crisi. Di certo in questi mesi il Cndcec (il Consiglio nazionale dei Commercialisti) interverrà per proporre integrazioni in un’ottica propositiva di collaborazione».


Dalla stessa categoria

Lascia un commento