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“Catturandi” su Rai1. Intervista a Leo Gullotta
12 Set 2016 08:30

Questa sera inizierà la nuova e attesissima fiction “Catturandi – Nel nome del padre”in prima serata su Rai1. Oltre a Massimo Ghini, Alessio Boni e Anita Caprioli, tra gli interpreti principali, troviamo Leo Gullotta nel nuovo film di sei puntate, diretto da Fabrizio Costa, realizzato dalla Rodeo Drive per RaiFiction.

Ancora un volta l’eccellente attore siciliano si troverà a vestire i panni di un personaggio non semplice ma che saprà essere ancora una volta garante di forti emozioni.

Dal 12 settembre la vedremo nella fiction “Catturandi”. Perché ha detto di sì a questo progetto televisivo? Perché questo titolo?

Questa fiction, a differenza di altre, è ricavata da un libro il cui titolo è “Catturandi”. Quest’ultimo non è un nome inventato, bensì è l’unica squadra mobile in Italia che da anni cattura i mafiosi. Il libro, scritto da uno degli uomini di questa squadra, sottolinea il concetto di uomini onesti e sani moralmente che credono in uno Stato democratico in cui ognuno di noi ha la possibilità di scegliere il bene. Svolgono un lavoro non semplice, ma molto complesso, dedito a sacrifici, molto delicato anche. “Catturandi” racconta di un gruppo di persone che lavora costantemente per sconfiggere il male che si sviluppa nelle sue reti più profonde. Non si parla soltanto dell’eterna lotta tra lo Stato e la criminalità organizzata, ma molto altro. Tutti i personaggi infatti devono fare i conti con il proprio passato, le proprie paure e le proprie fragilità. Ho accettato questo film che si sviluppa in sei puntate anche perché il parterre artistico è davvero straordinario; Anita Caprioli, Alessio Boni e Massimo Ghini sono tre professionisti davvero eccellenti che, in questo progetto, sono molto ben inseriti in una storia, diretta da Fabrizio Costa, in cui niente è come appare.

Ci racconta chi è il suo personaggio?

Interpreto un avvocato che accompagna un giovane di nascita siciliana, anche se di fatto cresciuto in Inghilterra, che è diventato un grande manager. Vesto i panni di un avvocato, uomo che è a conoscenza delle segrete cose della malavita che risulterà essere la chiave quasi risolutrice di questa storia. Cerco di dare anima e corpo a un uomo apparentemente sorridente e sereno.Vi viene narrata una storia in cui lo scontro tra il bene e il male è inevitabile, un male che, per essere sconfitto, lo si deve conoscere; il tutto ambientato in una Sicilia diversa di come siamo abituati a vedere. Per la prima volta, si parla dello scandalo delle pale eoliche presenti non solo al Sud ma in tutta l’Italia, dell’incontro tra gli uomini delle istituzioni e della mafia.

Come si è preparato per questo ruolo?

Mi sono documentato per sapere nei dettagli chi fosse e da dove venisse, mi sono confrontato con gli altri interpreti e soprattutto con il regista. Ho cercato di trovare l’anima del personaggio che non è scritta in nessun copione e sparando poi di esserci riuscito.

“Catturandi” racconta la lotta dello Stato contro la mafia attraverso la squadra speciale che opera a Palermo. La lotta alla criminalità organizzata avrà mai la vittoria definitiva dello Stato secondo lei?

Più si denuncia, più si scava, più si va oltre la superficie, più si processano questi uomini infami che hanno sporcato la nostra Italia e più ci si avvicinerà a una sconfitta del cancro mafioso. Il cittadino, nel suo piccolo, ha il dovere di battersi e di contribuire attivamente per avere un Paese civile e democratico rispettando le leggi dell’onestà. Ognuno di noi non deve mai smettere di interrogarsi su quanto di poco chiaro sia presente in Italia, non deve mai porre in un cassetto la propria curiosità, non deva mai voltarsi dall’altra parte perchè per conquistare la nostra libertà dobbiamo avere la capacità di scegliere e mai di farci scegliere.

Questa fiction è stata girata interamente nella sua Sicilia. Com’è stato tornare nella sua terra?

Indipendentemente dal lavoro, io torno sempre a casa. Se si ama qualcosa o qualcuno, la si ama nel suo bene e nel suo male. Io amo visceralmente la mia gente, il mio mare, la mia terra, una terra straordinaria, particolare, ricca di molta arte, di grande bellezza, di set cinematografici naturali, ma una terra ricca di contraddizioni, di zone buie in cui uomini fieri e onesti hanno perso la loro vita per farci vivere meglio. Fortunatamente in Sicilia sono nate associazioni come Addiopizzo formate da giovani che costantemente combattono le mafie, la corruzione, il silenzio e l’omertà

Perché questo progetto televisivo sarà assolutamente imperdibile?

Sicuramente il male affascina, è qualcosa che incuriosisce, tuttavia dobbiamo avere la capacità di fermarci prima che sia troppo tardi. “Catturandi” è un film ben fatto, è un buon libro e, come tale, è fondamentale saper leggere tra le righe, andare oltre l’apparente superficie. È sì una fiction ma la storia narrata trae spunto dalla realtà.

Cosa vorreste arrivasse al grande pubblico de “Catturandi”?

Mi piacerebbe che lo spettatore avesse qualche spunto di riflessione in più; vorrei che ognuno di noi si ponesse domande, che si interrogasse su quanto ha visto nel piccolo schermo perché le storie che ci vengono raccontate sono realtà ancora presente nel nostre Paese. Un uomo da solo può fare poco, ma tutti insieme possiamo fare molto, per noi stessi e per la nostra libertà.


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