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La Cina fa un altro passo verso il mercato libero. Banche più libere
22 Lug 2013 10:30

La Cina rompe un altro tabù e compie un nuovo passo verso il mercato libero. Le banche non dovranno più fare i conti con il limite imposto dalla Banca Centrale Cinese nella concessione dei prestiti a famiglie e imprese: fino ad oggi, infatti, c’era un limite al di sotto del quale non potevano scendere e che limitava la concorrenza sul mercato (pari ad uno ‘sconto’ del 30% rispetto al tasso di riferimento in vigore, attualmente quello sui prestiti ad un anno è al 6%).

Ma un’economia che viaggia a tassi di crescita ai minimi degli ultimi 20 anni (per il 2013 è previsto un +7,5% del Pil che farebbe la felicità di qualsiasi Paese europeo ma che turba il sonno dei governanti di Pechino) ha convinto il Governo a rimuovere il limite, con lo scopo di incentivare la concessione dei prestiti, quindi immettere maggiore liquidità nell’economia per dare un ulteriore impulso alla crescita.

La mossa potrebbe infatti spingere gli istituti di credito a concedere prestiti a tassi sempre inferiori, soprattutto in un momento in cui le imprese, ma anche le amministrazioni locali, devono fare i conti con un onere crescente sul fronte del rimborso degli interessi.

Senza contare l’impulso che potrebbe arrivare alla concorrenza in un mercato bancario che ha sempre agito all’ombra del Governo, finendo per privilegiare nella concessione dei prestiti i colossi pubblici piuttosto che le piccole, e più dinamiche, realtà locali.

Anche se la Banca Centrale di Pechino, la Banca Popolare Cinese, ha già mandato un chiaro messaggio agli istituti, che “dovranno fissare i tassi in modo ragionevole sulla base delle richieste del mercato e considerando i fattori di rischio“, è indubbio che si tratti di un’apertura notevole, che rischia anche di scontrarsi con le proteste di un comparto bancario, appunto quello cinese, particolarmente ingessato da anni di quasi monopolio pubblico che potrebbe fare i conti con un’ulteriore erosione dei margini.

Non a caso uno studio ripreso oggi dal Wall Street Journal parla di possibili ricapitalizzazioni fino a 100 miliardi di dollari per le banche cinesi nei prossimi due anni. E c’è anche chi vede dietro la mossa la decisione del nuovo esecutivo cinese, salito al potere a novembre di spingere maggiormente verso la direzione del mercato e della concorrenza, per trovare nuovi stimoli ad una crescita sinora foraggiata nel nome del capitalismo di stato.

Ma era da tempo che gli osservatori dell’economia cinese sottolineavano la necessità di due forti misure per ridare vecchio slancio al Pil: la liberalizzazione dei tassi di interesse e l’indirizzamento di più fondi verso società private che occupano notevole quantità di personale. La decisione cinese va proprio in questa direzione.


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