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La multinazionale americana lascia l’Italia e licenzia (quasi) tutti. Dramma al Sud
22 Gen 2014 08:57

“La Micron, che aveva già ridimensionato la propria forza lavoro da circa 3.200 a 1.100 unità nell’anno appena trascorso, ha annunciato di voler procedere con il licenziamento di ulteriori 500 persone in Italia, che rappresentano un altro taglio del 50% circa di personale: 128 su 324 dipendenti a Catania, 223 su 507 ad Agrate, 53 su a 131 a Napoli, 17 su 92 ad Avezzano”.

Lo ha reso noto il vice segretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici con delega alla microelettronica Luca Vecchio, che insieme ai RSU Giuseppe Puliafito e Domenico Anfuso ha partecipato ad un incontro nella sede del Ministero dello Sviluppo economico.

“Da oltre quattro anni – continuano i due sindacalisti – lanciamo grida di allarme sulla temuta delocalizzazione di Micron dal nostro Paese e nonostante gli ultimi avvenimenti – ricordiamo la cessione dello stabilimento di Avezzano, lo stop produttivo ad Agrate e lo spostamento di alcune attività del design center di Catania negli Stati Uniti – a nulla sono servite le richieste d’intervento alle istituzioni, in particolare quelle rivolte alla Regione siciliana”.

“La multinazionale americana, tutt’altro che in crisi – spiega Vecchio – ha acquisito nel 2010 le risorse e i brevetti dei lavoratori italiani provenienti da Numonyx e adesso intende scaricarli senza un valido motivo. Micron, infatti, occuperebbe, secondo IHS Inc, il quarto posto nella classifica mondiale delle aziende di semiconduttori, dopo Intel, Samsung e Qualcomm. Pertanto, non possiamo rassegnarci all’idea che la società statunitense possa lasciare il nostro paese senza scrupoli, abbandonando nella disperazione centinaia di famiglie”.


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