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La strage delle donne prosegue in Calabria
08 Mag 2013 05:32

Trent’anni di violenze, pestaggi e prepotenze di ogni genere. Un’altro caso di femminicidio, questa volta in Calabria.

La coppia protagonista non viveva però in un centro dell’entroterra, isolato dal contesto sociale, ma nel pieno centro di Reggio.

Nessuno, però, neppure i sei figli della coppia, è stato capace di ribellarsi e porre fine a questa terribile storia di violenza domestica, maturata peraltro in un contesto sociale e familiare tutt’altro che degradato. Una storia che ha registrato il suo epilogo inevitabile sabato scorso quando Immacolata Rumi, di 53 anni, dipendente di una casa di cura privata, è stata portata in ospedale dal marito, Domenico Laface, di 54 anni, venditore ambulante, dopo l’ennesimo pestaggio. “Mia moglie sta male, dice di avere forti dolori ad un fianco, non so cos’ha”, ha detto Laface ai medici senza tradire la minima emozione.

I medici si sono subito resi conto della gravità della situazione, ma non hanno potuto fare nulla per salvare la donna, che è morta qualche ora dopo per una grave emorragia interna provocata, secondo quanto è stato accertato successivamente, da una lesione alla milza. Immacolata aveva anche alcune costole fratturate ed ecchimosi al volto. E’ bastato poco così ai carabinieri, avvertiti dai sanitari del pronto soccorso, per rendersi conto di cosa fosse realmente accaduto: Immacolata Rumi era morta per le conseguenze di un violento pestaggio ad opera del marito dopo l’ennesima lite provocata, secondo quanto viene ipotizzato dagli investigatori, dalla gelosia che l’uomo aveva sempre manifestato ma che col passare degli anni era diventata una vera e propria ossessione. I carabinieri hanno riferito i fatti alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria e nei confronti di Laface il pm di turno, Antonella Crisafulli, ha emesso in via d’urgenza un provvedimento di fermo con l’accusa di maltrattamenti seguiti da morte.

Il fermo, pur non essendo stato convalidato dal gip, Cinzia Barillà, che non ha ritenuto sussistente il pericolo di fuga, si è trasformato in arresto con l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare.

Per Domenico Laface si sono spalancate così le porte del carcere di Reggio Calabria dove avrà modo di riflettere, ammesso che sia all’altezza di farlo, sul male che ha provocato, oltre che a se stesso ed ai suoi figli, alla donna che, malgrado le indescrivibili violenze subite, ha continuato ad amarlo per oltre 30 anni, dandogli anche sei figli “Si tratta dell’ennesimo episodio – ha commentato il Procuratore della Repubblica aggiunto di reggio Calabria, Ottavio Sferlazza – di violenza familiare sfociato, stavolta, nelle conseguenze più estreme. Una tragedia terribile conseguenza di una spirale incontenibile di aggressioni e pestaggi”.

Intanto il ministro dell’Interno Algelino Alfano ha annunciato che l’emergenza femminicidio sarà all’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri. Un fenomeno contro il quale è necessario intervenire e “per il quale non ci sono restrizioni di bilancio che tengano”.

“È evidente che c’è un’emergenza che ci sta scoppiando in mano – commenta Rosa Gabriella Moscatelli, presidente di Telefono Rosa – insieme con calma dobbiamo affrontarla e trovare rimedi immediati. Quali sono? Applicazione della legge a 360 gradi, processi veloci e pena scontata fino alla fine, perché se gli autori delle violenze vengono liberati prima della fine della pena si lancia un messaggio negativo”. Secondo Moscatelli, inoltre, è necessario che il ministro per le Pari Opportunità, Josefa Idem “al più presto metta in piedi il tavolo interministeriale di cui ha dato notizia, affinché ognuna di noi possa apportare il suo contributo per combattere questa piaga sociale”.


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