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L’imbucato nell’interland napoletano
11 Feb 2015 11:13

Si presentò con l’ultimo lp di Lucio Dalla sotto al braccio. Anche se non era stato invitato alla festa. Ma si usava fare così, nell’interland napoletano nel 1980.

E Mario era il re dell’imbucata.

Presenziava a tutte le feste nel raggio di chilometri da casa. Era un maestro della disinvoltura e della sfacciataggine, un mix devastante.

“Fino a trenta persone riesco a cavarmela. Sotto è dura. Porto sempre con me un amico. Altrimenti mi annoio. Il mio obiettivo è mangiare a sbafo e le donne.”

Se ne faceva vanto, Mario. Si sentiva forte.

Qualche anno prima, andare da non-invitato alle feste, era da miserabili. “Ma i tempi cambiano!” andava dicendo.

Sarà, ma quella sera qualcosa non andò per il verso giusto. Entrò con il solito regalo e dopo una mezz’ora si vide “prender” di peso, tra la confusione generale. La musica era alta. La stanza dove venne tirato via era buia. Quella dove venne poi trasferito, era nel seminterrato. Forse un garage.

“Tu sei quel tipo che va a tutte le feste! Ma qui hai sbagliato indirizzo!” E venne colpito con un pugno secco nello stomaco.

A Mario mancò il respiro.

“Che volete da me?”

“Tu sei il figlio del dirigente del comune!”

“Si”

“Ti stavamo aspettando…. Non siamo gente che scherza noi!…..Proprio no!….A noi servono dei documenti che tuo padre custodisce al Comune. Tu ci devi dire dove sono!”

“Ma…..come faccio? Che documenti? Che gli racconto a mio padre?”

“Noi vogliamo sapere dove è l’ufficio urbanistico e l’armadio dove sono custodite le licenze. Tu sei un tipo sveglio ….molto sveglio… con una visita mirata puoi capire dove è questa roba. Poi ci pensiamo noi. Ci serve sapere: stanza e armadio. Stop!”

Mario spaventato da una mano sulla sua gola, annuì.

“Tu credi che uscendo da questa stanza magari vai dalla polizia a raccontare tutto! Ma noi abbiamo questa!” E gli mostrarono una foto.

“Olinda!”

“Bravo, vedo che la conosci….questa bella foto l’abbiamo scattata ad una festa! E sai chi è la famiglia di questa Olinda?”

“E’ un amica…la conosco da poco….mi piace….. ma……”

“Vedo che non sai molto…si da’ il caso che questa sia la figlia di Tore Misacco.”

Mario rimase basito.

“Se il padre ti vede baciarsi con la figlia… sai a questo collo che succede?”

Si parlava di un capo della camorra.

“Ora ti lasciamo andare….tra una settimana ti contattiamo noi….ci dai le informazioni e tutto torna come prima.”

Venne preso e riportato su, verso il salone della festa.

“Prima di andare ascolta……se ci siamo mostrati con le nostre facce e perché siamo siamo stati mandati da qualcuno che sa cosa fare se ci vai a denunciare! Capito?”

Mario si allontanò dalla festa, corse a casa, si infilò nel letto, si mise a pensare.

Il giorno dopo andò a fare visita al padre al Comune e diede un’occhiata intorno. Fece qualche domanda, poi tornò in strada. Per qualche giorno fu molto preoccupato, ma nessuno se ne diede pena in famiglia. Globalmente si misurava una strana tensione.

Una sera il capostipite riunì mamma e i due figli, Mario e Alessandra, intorno ad un tavolo. Li guardò in faccia e parlò: “Ragazzi, vi devo fare un discorso delicato. Ci potrebbe essere un’inchiesta della magistratura in Comune, dove rischio di essere arrestato. Si tratta di licenze edilizie date in passato. C’è qualcuno che si è nascosto dietro il mio nome. Io sono estraneo ma ho paura lo stesso.”

Il discorso divenne un dibattito. Andarono a letto in silenzio.

Mancava un solo giorno all’ultimatum dei ragazzacci, Mario era ormai uno straccio. Per sé e per il padre. Se scomparivano documenti poteva aggravare la situazione. Ma che scelta aveva per tenersi lontano Tore Misacco? La magistratura da una parte, la camorra dall’altra. Con scopi eterogenei, ma dagli esiti negativi entrambi.

“Papà, dove sono custodite le licenze edilizie?” In quest’armadio. Girò per la stanza. “Stasera danno l’Inter su Rai 1!”

“L’Inter?”

“Si, Coppa Italia” e andò via.

Passò l’informazione.

Due giorni dopo il giornale titolò in cronaca locale: “In fumo i documenti delle licenze edilizie. Incendio doloso. Opera di professionisti. Le prime indagini prendono la strada del clan Misacco.”

Il capostipite la sera riunì nuovamente la famiglia: “Sono scomparse le tracce di un mio possibile coinvolgimento. Potranno indagare per altri reati connessi all’incendio, ma per le faccende per cui mi hanno usato, non c’è più niente da fare. Nasceranno molti veleni ma non mi importa niente…..Ho rischiato grosso.”

Mario era diventato complice di un reato e artefice del salvataggio di un uomo onesto, suo padre. In più aveva salvato la sua pelle.

Quella notte la bilancia pendeva dalla parte della positività. Col tempo, chissà.


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