';

Pino Maniaci, la parola alla difesa
06 Mag 2016 20:26

Dopo due giorni in cui non si è fatto che parlare delle intercettazioni telefoniche e ambientali che lo riguardano – qui il post pubblicato su Resto Al Sud – , oggi è stato il turno di Pino Maniaci, il giornalista celebre in tutta Italia per le sue inchieste antimafia, accusato di estorsione.

Il direttore di TeleJato, infatti, dapprima è stato interrogato per circa due ore in Procura, poi si è presentato presso lo studio di uno dei suoi legali, Bartolomeo Parrino (l’altro è Antonio Ingroia, ex PM), per parlare con i giornalisti, accorsi in massa per ascoltarlo.

Di seguito una dozzina di minuti della conferenza stampa (da I Nuovi Vespri):

In sintesi, Pino Maniaci si è (naturalmente) difeso dall’accusa più grave a suo carico, ovvero – come si legge qui – di avere chiesto “soldi e favori, come l’assunzione della compagna al Comune di Partinico, assicurando, in cambio, ad alcuni sindaci del palermitano, la linea soft della sua emittente nei loro confronti”.

Il direttore di TeleJato, infatti, ha affermato che non c’è stata alcuna estorsione: “E per dimostrarlo ho messo a disposizione dei giudici tre anni di telegiornale di Telejato. Non c’è un solo servizio che dimostri che io abbia abbassato la guardia nei confronti del sindaco di Borgetto o di Partinico. C’è stata una donazione di denaro ma è dovuta a una pubblicità che la moglie del sindaco mette in onda. C’è la fattura”.

Maniaci, poi, è convinto che quanto accaduto è una sorta di ‘complotto‘ contro di lui, per via delle denunce “contro la Saguto e la sua gestione della sezione misure di prevenzione del tribunale. Basta leggere le intercettazioni per capirlo: era lei a sollecitare che si indagasse su di me. Assistiamo a una giustizia a due velocità: c’è gente libera, indagata per corruzioni milionarie, mentre io sono stato massacrato e mi trovo un divieto di dimora per accuse ridicole”.

In particolare, “tre giorni prima della notizia di Repubblica – ha spiegato Maniaci –  avevamo pubblicato sul nostro sito due notizie scottanti. La prima riguarda Walter Virga, amministratore giudiziario, figlio di Tommaso, che ha inserito all’interno di Trm il nipote della Presidente della Corte dei Conti. La seconda – prosegue il giornalista – l’avvio della nostra inchiesta sulla Sezione fallimentare del Tribunale di Palermo, un verminaio dove giravano – almeno con la presidenza precedente a questa – gli stessi nomi di amministratori giudiziari e di avvocati, un magna magna generale, compresi quei giudici che prendono migliaia di Euro con incarichi da CTU”.

Maniaci, poi, ha anche criticato la notifica del provvedimento inserita nel blitz ai danni di un clan di Partinico: “un’azione antimafia che con me non c’entrava niente. Io accanto a boss pezzi di m***a, che ho sempre accusato”.

Alla conferenza stampa, come scritto, c’erano che i legali di Maniaci: Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino.

Durissimo soprattutto il primo che – come si legge qui – ai giornalisti ha detto: “Si voleva marchiare Pino Maniaci, per due o tre presunte piccole estorsioni, a fronte di avvocati e magistrati indagati per la gestione di beni del valore di centinaia di migliaia di euro e che oggi sono a piede libero e che non aspettavano altro che l’indagine approdasse a destinazione. È grave e inquietante che questi prefetti, magistrati sapessero che c’era questa inchiesta che bolliva in pentola”.

L’ex PM ha, infine, annunciato che denuncerà i Carabinieri per “avere distribuito lo spot promozionale dell’accusa, un video fatto intenzionalmente per distruggere Maniaci, inserendo la faccende dei cani e di Matteo Renzi, faccende che non avevano alcuna rilevanza penale, così come le battute sulla mafia e l’antimafia. Tutto questo è stato fatto per sporcare l’immagine di Maniaci. La Procura ha il dovere di chiedere formalmente all’Arma chi ha predisposto questo video e poi chi lo ha distribuito”.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento