';

Resta in carcere l’avvocato dei boss che lesse in aula il proclama contro Saviano, Capacchione, De Raho e Cantone
03 Lug 2014 09:22

Deve rimanere in carcere, nel penitenziario di Secondigliano dove è detenuto dal 28 settembre 2010, l’avvocato Michele Santonastaso, a lungo legale di fiducia dei boss dei casalesi accusato di associazione mafiosa e altri reati, compreso l’aver letto in aula durante l’appello del processo ‘Spartacus’ il proclama intimidatorio – firmato dai boss Antonio Iovine e Francesco Bidognetti – contro lo scrittore Roberto Saviano, la giornalista Rosaria Capacchione, e i magistrati Raffaele Cantone e Federico Cafiero de Raho. Lo ha deciso la Cassazione.

In particolare i supremi giudici hanno dichiarato “inammissibile” il ricorso di Santonastaso che chiedeva di essere scarcerato. Il verdetto è stato emesso dalla Seconda sezione penale che ha confermato l’ordinanza con la quale il Tribunale della libertà di Napoli, lo scorso 15 gennaio, aveva a sua volta convalidato il rigetto – da parte del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il sei settembre 2013 – della richiesta di revoca della misura cautelare.

L’ordinanza coercitiva contestata in Cassazione dal legale di Santonastaso, avvocato Stefano Sorrentino, è stata emessa nell’ambito del procedimento nel quale l’ex difensore dei casalesi è imputato oltre che per associazione mafiosa, anche per corruzione e alterazione di perizie foniche al fine di bloccare la condanna all’ergastolo per il figlio di Bidognetti. A quanto si è appreso, a settembre dovrebbe terminare per Santonastaso il periodo di carcerazione preventiva.

Quattro anni in tutto, tre dei quali a partire dal rinvio a giudizio. Per quanto invece riguarda il processo per le intimidazioni mafiose lette nel ‘proclama’ – durante l’udienza del 20 marzo 2008 – il pm della Dda Antonello Ardituro ha chiesto per Santonastaso, lo scorso 19 maggio, la condanna un anno e sei mesi di reclusione.

La stessa pena è stata invocata per gli altri coimputati, il boss Bidognetti e l’avvocato Carmine D’Aniello mentre per il boss Antonio Iovine, che da poco ha iniziato a collaborare, è stata chiesta l’assoluzione per l’impossibilità di trovare prove adeguate a suo carico. Questo processo deve ancora concludersi.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento