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Sud, terra di vulcani (soprattutto marini e potenzialmente catastrofici)
05 Apr 2016 19:21

Il Sud è terra di vulcani.

Non solo, però, per la presenza del Vesuvio in Campania (in stato di quiescenza dal 1944) e dell’Etna in Sicilia (le cui frequenti eruzioni, per fortuna, sono più spettacolari che dannose).

Ma anche per quelli che stanno in fondo al mare, come il celebre Marsili, situato in fondo al Tirreno Meridionale, precisamente a tre chilometri e mezzo di profondità, distante 140 chilometri dalla Sicilia e 150 dalla Calabria, di cui spesso si sente parlare per la sua potenzialità distruttiva. Il Marsili, infatti, è un ‘gigante addormentato‘, lungo 70 chilometri circa e largo 30, capace di coprire un’area di circa 2.100 chilometri quadrati.

A proposito di questo vulcano, di recente, sui forum di MeteoSicilia.it e Peloroweb.it, è comparso un topic, a firma di Giovanni Micalizzi, in cui si leggono i probabili effetti di un’onda di maremoto provocata dal Marsili nel messinese (state pensando al Ponte, vero?).

Qui si legge, ad esempio, che “una sua eventuale eruzione potrebbe altresì far collassare parte delle sue pareti vulcaniche, il quale poi successivamente potrebbe produrre la temutissima onda di maremoto tra le coste di alcune Regioni come Campania, Sicilia settentrionale, Calabria tirrenica. Vaste aree verrebbero investite in poco meno di 60 minuti e letteralmente distrutte dallo tsunami, che poi a sua volta attraverso i tipi di fondale che incontrerebbe, tale massa d’acqua che viaggerebbe a centinaia di km/h verso le coste, potrebbe assumere anche altezze variabili (si stima un’onda di picco sui 10 mt di altezza)”. Una catastrofe, insomma.

Il Marsili, tuttavia, non è il solo. Come fatto da notare da VesuvioLive.it, infatti, ne esistono altri due, ignoti ai più: il primo si chiama Magnaghi, una montagna marina alta circa 2.500 metri, e si trova nel sud del Mar Tirreno, a 220 chilometri a sud est di Napoli.

Ma è il secondo a incutere più timore, il Palinuro,  i cui effetti più recenti risalgono al 2012, quando alcune piccole scosse di terremoto crearono allarmismo sulle coste del Cilento.

Sì, perché questo complesso vulcanico, che si sviluppa per 75 chilometri, composto da 8 principali edifici vulcanici, se decidesse un giorno di svegliarsi, potrebbe perfino causare un “violento maremoto sulle coste”. Ecco perché, alla fine dell’ottobre del 2013, il Comune di Salerno organizzò un’esercitazione della Protezione Civile, cofinanziata dall’Unione Europea.

Cosa ci resta da fare? Da un lato fare gli opportuni scongiuri, sperando che questi vulcani continuino a riposare per tanto tempo; dall’altro, però, esperienze come quelle di Salerno sarebbero da ripetere, perché prevenire è sempre meglio che curare.

Nella foto l’Etna

 


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