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Il clan dei casalesi è stato sconfitto. Ma lo Stato non ha vinto
30 Mar 2015 04:55

Antonello Ardituro è componente del Consiglio Superiore della Magistratura, dopo essere stato per dieci anni Sostituto procuratore presso la Direzione distrettuale antimafia di Napoli. In magistratura dal 1997, si è principalmente occupato di indagini sugli affari illeciti e le infiltrazioni nell’economia e nelle istituzioni del clan dei casalesi, che hanno coinvolto consiglieri regionali e amministratori locali, imprenditori, colletti bianchi e parlamentari. Antonello Ardituro è anche quel PM che ha sequestrato alcuni beni in basso Molise, tra Termoli, San Giacomo e Petacciato. E’  stato lui ad aprire il velo sulla presenza camorristica in Molise, iniziando indagini ed effettuando arresti proprio in basso Molise e oggi racconta la sua storia, la storia dell’antimafia concreta, la storia degli arresti dei capi storici della Camorra, ma soprattutto racconta di come la stessa non è stata sconfitta perché sempre più spesso connivente con gli organi politici e amministrativi dello Stato Italiano.

Tutto si compie nel carcere dell’Aquila dove Antonio Iovine è stato condotto per essere interrogato. “Ha chiesto di parlare, è deciso. Lo conoscevo Iovine – riferisce -. Anni e anni di lavoro per catturarlo. Un’ossessione. Per me e per la polizia giudiziaria. Fu lui a chiamare me. Ed io a farlo condurre a L’Aquila. Eccoci. Il reparto è piccolo e riservato, destinato ai detenuti al 41 bis. Controlli rigorosissimi e massima segretezza. Iovine è stato registrato con un nome in codice. Mi sistemo, chiedo che entri”.

Buongiorno, dottore, da quanto tempo?“. “Prego Iovine, si accomodi“.

Fine del clan dei casalesi.

Il clan dei casalesi non esiste più. E’ stato sconfitto con l’arresto dei suoi capi e dei latitanti storici Antonio Iovine e Michele Zagaria. “Lo Stato non ha vinto” è il racconto in presa diretta di come questo è avvenuto e delle indagini condotte dal Pubblico Ministero della Direzione distrettuale antimafia di Napoli Antonello Ardituro che per anni ha indagato sugli affari illeciti del clan. E’ lui che ha coordinato le ricerche che hanno portato alla cattura dei boss latitanti Mario Caterino, Giuseppe Setola e del capo Antonio Iovine, collaboratore di giustizia dal maggio 2014.

Leggendo il suo racconto, scritto con Dario Del Porto, scopriremo come si è sgretolata la rete di comando della più potente famiglia di camorra, la trama complessa del suo sistema, i delitti, i protagonisti. Scopriremo chei casalesi hanno perso ma che lo Stato non ha vinto. Perché è stato troppe volte complice, troppe volte connivente, altre volte distratto.

I boss sono in carcere, ma il groviglio delle relazioni, dei rapporti, delle trame indicibili, è ancora lì, forte. Per sconfiggere la camorra che va oltre i casalesi e continua a fare affari, non basta arrestare boss e affiliati.

E neppure portargli via i beni. Il trono è vuoto ma lo Stato non ha vinto. Non ancora.

Ardituro in questo modo mette a nudo tutte le omissioni, che troppo spesso hanno accompagnato la lotta alla malavita organizzata, da una parte Giudici, Magistrati e forze dell’ordine, dall’altra pezzi deviati dello stato, dell’imprenditoria e della politica. Uno dei tratti salienti del libro è sicuramente la cattura di Giuseppe Setola che racconta nel capitolo “quell’albero di noci” <<era la notte tra il 13 e il 14 gennaio, mi arriva la chiamata, tutto bene dottore lo abbiamo preso>>. Sono nel mio ufficio all’undicesimo piano, trepidante, con la sensazione che questa volta tutto sarebbe filato liscio. Vado fuori al pianerottolo dove sono le segreterie dei colleghi. Grido <<preso, lo abbiamo preso>>, non c’è bisogno di dire chi. Seguono momenti di euforia, il super latitante, assassino e mandante di decine di omicidi stava per essere assicurato alle patrie galere, a opera di un pool di magistrati e forze dell’ordine, la Camorra scricchiolava a vista d’occhio.

Un altro capitolo da segnalare è sicuramente quello che riguarda l’opinione pubblica e la politica: in alcune zone la camorra è talmente radicata che non ha bisogno di chiedere, ma sono gli imprenditori stessi, i commercianti, gli agricoltori, insomma tutto il sistema produttivo, a rivolgersi direttamente a loro e a pagare il pizzo, la protezione, per i lavori che andranno a fare.  La Camorra gestisce mense scolastiche e ospedaliere, gestisce ospedali interi tramite direttori generali affiliati, avvelena la terra e ammazza i suoi abitanti, sotto gli occhi di tutti, e pochi, pochissimi hanno il coraggio di denunciare.

Un libro coraggioso quello di Ardituro, che mette in evidenza come l’antimafia seria si può e si deve fare, anche a costo della vita o delle libertà personali, va fatto per le generazioni future.


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