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Il ficodindia fashion diventa pelle di lusso: l’idea cruelty-free di una startup catanese
18 Lug 2021 07:24

  • La start up fondata dalla manager catanese Adriana Santonocito
  • Business idea: creare pelle da ficodindia e scarti degli agrumi. Una produzione cruelty free
  • Si punta al mercato del fashion ma anche a interior design e automotive

Il Ficondindia cambia pelle. E cambia la pelle nel mondo della moda e dell’automotive. Merito della start up “catanese” Ohoskin. Più che di una pelle sintetica che rispetta gli animali, parliamo di una pelle naturale, ottenuta grazie alla lavorazione del ficodindia e degli scarti della lavorazione degli agrumi. Due simboli del made in siciliano, diventano così gli ingredienti base per una rivoluzione dei costumi.

La business idea all’ombra del vulcano

La business idea è stata generata sotto l’Etna, terra di sperimentazioni e coraggio imprenditoriale. Ohoskin è un’idea, l’ennesima a dire il vero, della manager catanese Adriana Santonocito. Anni fa era stata tra i soci fondatori di Orange Fiber, altra PMI innovativa di successo, fondata insiema ad Enrica Arena oggi CEO dell’azienda, impegnata nella creazione di tessuti dai sottoprodotti dell’industria di trasformazione degli agrumi.

Dopo le arance, il ficodindia. Santanocito lascia il Consiglio di Amministrazione di Orange Fiber ad Aprile 2019, esaurendo i suoi ruoli amministrativi nei mesi successivi, e si lancia in questa nuova avventura. Il progetto è stato sviluppato con il supporto dell’Università degli Studi di Milano ed ha avuto accesso al bando Smart Fashion&Design della Regione Lombardia. Ohoskin diventa così, un anno solo dopo la sua nascita, un brevetto internazionale. La compagnia è entrata nella short list delle 25 startup più promettenti italiane del 2021. Un plus che consente al brand del ficodindia cruelty free di parteciperanno al programma di accelerazione “BioInItaly” dall’Innovation Center di Intesa Sanpaolo, Assobiotec e Cluster Spring.

I mercati target sono fashion, interior design e automotive

La missione aziendale dell’azienda con forte identità siciliana è produrre pellami di lusso che siano sostenibili per l’ambiente e non comportino l’uccisione di animali. Una strategia “cruelty free” che potrebbe dimostrarsi in grado di generare percorsi virtuosi di economia circolare. Gli ambiti di applicazione sono praticamente infiniti. Dal fashion all’interior design, per spingersi sino al settore automotive, sempre più attenti a marcare i proprio prodotti con identità green ed ecosostenibile. Entrare in quelle nicchie di mercato sarebbe fondamentale: il valore mondiale di quel settore è stimato in oltre 100 miliardi di euro.

La produzione si avvale di accordi di filiera con Novartiplast Italia spa, storica azienda lombarda nella produzione di ecopelle e Sicilbiotech.

Sul piano simbolico, poi, si tratta di una rivoluzione culturale nel segno del ficodindia. Quella pianta è legata, nell’immaginario collettivo, alla Sicilia. Simbolo di forza e di colore dell’Isola perché il frutto proviene da una pianta selvatica che spesso non irrigata, sopravvive a mille intemperie. Un po’ il marker dello spirito di adattamento dei siciliani. Eppure, proprio il ficodindia, è stato legato simbolicamente alle guerre di mafia. Ce lo ricorda l’epopea del fotoreporter oalermitano Natale Giaggioli. Negli anni cinquanta i grandi quotidiani compravano le sue foto di mafia e omicidi soltanto se sullo sfondo si intravedeva un fico d’India. Così Giaggioli ne fece uno di cartapesta. Lo portava nel bagagliaio dell’auto, tirandolo fuori quando arrivava sulla scena del delitto.


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