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Imballaggi dalle acque dei formaggi: la rivoluzione pugliese di Biocosì
08 Lug 2021 07:35

  • Il progetto Biocosì si occupa di creare packaging dagli scarti di produzione dei latticini
  • È nato dalla collaborazione tra la startup Eggplant ed Enea nel 2018
  • Oggi ha creato dei prototipi di imballaggio “green”

Dalle acque di scarico agli imballaggi “green”. È stato questo l’obiettivo della start-up pugliese EggPlant in collaborazione con Enea. Un progetto di economia circolare che prende il nome di Biocosì e permette la produzione di contenitori biodegradabili.

Biocosì: “La sfida ambiziosa è dare valore ai rifiuti”

Dare valore ai rifiuti caseari, uno dei problemi della produzione agroalimentare italiana, è l’obiettivo di Biocosì. Le acque reflue della produzione di burro e formaggi sono infatti molto inquinanti. E secondo i dati di Istat e Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici) in Italia il 45% di questi rifiuti è scaricato illegalmente, mentre i restanti 20% e 35% sono sottoposti a depurazione e alimentazione suina.

Trasformare questi materiali in un imballaggio completamente compostabile è diventata una soluzione non solo al problema delle acque di scarico, ma anche delle plastiche che inquinano i mari italiani, di cui l’83% è costituito da packaging (dati Enea).

Un nuovo modo di imballare

Il progetto è stato finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale attraverso il bando Innonetwork della Regione Puglia ed è partito già nel 2018. EggPlant e gli enti collaboratori hanno studiato la produzione di questo nuovo metodo di imballaggio, creando dei prototipi “made in Apulia”.

Questo sarà possibile grazie al “processo di separazione a membrana sviluppato dall’Enea nel Centro ricerche di Brindisi”, come riferito da Enea a IlSalvagente. Si tratta di un modo per frazionare il siero del latte recuperando le sue componenti. “Dal punto di vista economico il progetto Biocosì ci ha permesso di valutare il possibile taglio di circa il 23% del costo unitario di produzione del biopolimero (PHB-HV)”, ha spiegato Valerio Miceli di Enea. Tutto “grazie all’abbattimento dei costi di smaltimento dei reflui derivanti dal settore lattiero caseario, all’utilizzo del lattosio estratto dal refluo, contribuendo contemporaneamente alla riduzione dell’impatto della plastica nell’ambiente”.

Per portare avanti questo progetto sono stati stanziati 1,4 milioni di euro. A collaborare con Enea ed Eggplant anche l’Università di Bari e la Rete di Laboratori pubblici di Ricerca Microtronic (con la coordinazione del Cnr). A loro si aggiungono anche le aziende Caseificio colli pugliesi, Compost Natura, Csqa, RL Engineering.

(Foto dall’account Twitter di Maker Faire Rome)


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