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Tra ecoturismo e gelsibachicoltura, in Calabria Nido di Seta riparte dal passato
11 Ott 2021 09:39

  • Nido di Seta è una cooperativa di San Floro nata nel 2013
  • Recupera la tradizione di gelsibachicoltura del paese calabrese
  • Oggi si occupa anche di ecoturismo ed ha attirato anche tanti viaggiatori stranieri

A tessere il futuro del comune di San Floro (Catanzaro) sono le mani di tre giovani che, riscoprendo una tradizione, hanno deciso di investire sull’economia verde. Sono i creatori di “Nido di Seta”, una cooperativa che recupera la tradizione di gelsibachicoltura per creare un’opportunità di crescita economica e, perché no, culturale tra le colline calabresi.

Nido di Seta, “una scelta di cuore”

Una volta San Floro era conosciuta per la sua seta. Oggi, invece, è più rinomata come “terra dei fichi” – tanto sono famosi i fichi bianchi secchi lavorati in zona. Il cuore dell’economia del paese è ora agricolo, così molti telai sono stati messi da parte, donati dalle famiglie al Museo della seta. Pensare di recuperare la produzione della seta in un posto che da tempo vive il processo di spopolamento (e impoverimento) sarebbe una scommessa. Eppure c’è chi l’ha fatto.

Nessuno ci aveva creduto – spiegano i ragazzi della cooperativa – ma noi siamo andati avanti”. Nido di Seta è un’idea di un giovane sanflorese trasferitosi a Napoli, Domenico Vivino, e Miriam Pugliese, emigrata nel varesino con la famiglia, e poi a Berlino. Una “pazza idea”, ma che si è rivelata vincente. Tant’è che nel 2013 a loro si unisce Giovanna Bagnato e nasce una cooperativa per recuperare 5 ettari di proprietà del Comune e il museo. Come racconta Vivino, quella di Nido di Seta è una storia d’amore: “Siamo tornati solo fare qualcosa per la nostra terra di origine”.

Aver viaggiato, spiega, alla fine è stato un aiuto: “Ci ha fatto capire le potenzialità inespresse del luogo”. Ma fondamentali anche le esperienze formative. Miriam, che è laureata in Lingue, si occupa della parte organizzativa, di rapporto col pubblico e della tintura. Giovanna, invece, ha fatto un percorso artistico, ed è la creativa del gruppo. Domenico è un sociologo interessato alla sociologia dei consumi, e oggi si dedica alla parte agricola.

Innovare con la tradizione

Coltivare i gelsi, vedere i bachi nutrirsi, fare la muta quattro volte e poi avvolgersi nel bozzolo di seta – un solo filo continuo tra i 300 e i 900 metri. Sono questi i ritmi, antichi ma produttivi in modo rivoluzionario. Come spiega Domenico Vivino: “Il segreto sta nel fatto che si può fare economia circolare, perché non si butta via niente, anche i bachi sono reimmessi nel terreno”. Così il bozzolo diviene tessuto (ce ne vogliono 900 per metro), mentre le foglie di gelso sono ottime tisane depurative che combattono il colesterolo cattivo. I frutti diventano confetture biologiche, il legno di gelso viene usato per le etichette. D’altronde è un materiale così pregiato da essere materia prima delle botti in cui è prodotto l’aceto balsamico di Modena. “Sulle radici della pianta sono stati fatti anche studi farmaceutici – continua il giovane sanflorese – e noi stiamo seguendo con attenzione queste novità”.

“Abbiamo fin da sempre voluto puntare sul territorio”, raccontano. Tant’è che il primo pensiero, se si parla dell’influsso del progetto sulla zona, va alle radici delle piante. “Combattono il dissesto idrogeologico”. La voglia è quella di portare innovazione, sia a livello di tecniche produttive (alcune di ispirazione asiatica, dove chiaramente la produzione è maggiore) che di tipo comunicativo. “È importare raccontare una storia”. Senza dimenticare il passato e le lezioni degli anziani del posto. Da qui l’idea di recuperare il museo, che si trova dentro il castello.

La tradizione della gelsibachicoltura a San Floro è secolare

San Floro polo culturale

Se il lavoro della cooperativa si intreccia con quello degli artigiani locali, la “via della seta” ha condotto molti turisti a San Floro. Oggi centinaia di stranieri scelgono il paese per le loro vacanze, soprattutto in autunno. Un gran successo, considerando che per tanto tempo gli unici visitatori erano i sanfloresi emigrati. E ad attrarre i forestieri è anche l’opera di Nido di Seta, che organizza esperienze per gli amanti dell’ecoturismo. “C’è una fattoria didattica per le scolaresche e i più giovani – continua il sociologo – ma organizziamo anche percorsi di visita di San Florio con visite al gelseto e pranzo biologico“. I prodotti realizzati dalla cooperativa sono distribuiti sia a livello nazionale – tramite e-commerce ed atelier scelti – che in loco.

Particolarmente a cuore resta infatti l’ambiente, alla chiave del progetto sociale: è anche arrivata la certificazione bio del Ministero delle Politiche Agricole. “In futuro vogliamo puntare sulla meccanizzazione dell’estrazione del filato e l’aumento della produzione, ma mantenendo qualità e sostenibilità“. E, se le difficoltà permangono a causa delle scarse infrastrutture e le complessità burocratiche, è l’essenza stessa della cooperativa a ripagare ogni sforzo. “Vivere in un ambiente sano e incontaminato rende la qualità della nostra vita eccezionale“. Questo sicuramente basta.

(Foto concessione di Nido di Seta)


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