La ministra Roccella ha ricordato che la transizione demografica “porta con sè, non solo le conseguenze socio-economiche che ben si conoscono, ma anche conseguenze ambientali, se pensiamo alle aree interne spopolate e ai problemi ambientali che questo pone e conseguenze sull’innovazione anche digitale, a causa soprattutto della perdita della spinta innovatrice delle giovani generazioni. Se non ci sono giovani – ha concluso – è difficile che ci sia innovazione. Anche le istituzioni europee non hanno, evidentemente, una piena consapevolezza della gravità della crisi demografica, basti pensare che nel Pnrr non c’è nulla sul tema”.
“Il governo italiano è riuscito a dare centralità alla questione della transizione demografica nel dibattito pubblico italiano, ma altrettanto siamo impegnati a fare a livello internazionale, a cominciare dall’Europa. Sul tema scontiamo una lunga disattenzione, o forse dovremmo più correttamente dire che scontiamo un drammatico errore di analisi – ha detto ancora Roccella -. Negli anni cinquanta, la minaccia che veniva paventata per il futuro della terra e dell’umanità, era la cosiddetta bomba demografica. Si temeva che un aumento di misura della popolazione, connesso alle previsioni dell’esaurimento progressivo e tendenziale delle risorse, avrebbe determinato squilibri. Previsioni sbagliate che poggiavano sull’ideologia di un uomo visto solo come consumatore di risorse e non come risorsa primaria dell’ecosistema”.
La ministra Roccella ha sottolineato che “la spirale demografica non si inverte dall’oggi al domani, si tratta di processi che richiedono tempo. Un altro luogo comune da sfatare è che il calo delle nascite fosse un dato italiano, come se le culle vuote fossero un problema solo o prevalentemente del nostro paese, come se l’Italia fosse un malato speciale, senza rendersi conto che siamo invece di fronte a una vera e propria pandemia. Se, per esempio, diamo un’occhiata ai dati europei vediamo che tutti i 27 paesi sono molto al di sotto del famoso tasso di sostituzione, cioè quelle 2,1 figli per donna, che garantirebbero l’equilibrio tra nascite e morti – ha concluso -. A leggere i dati si notano in particolare due fatti: il primo che si è verificato negli ultimi anni un crollo generalizzato e veloce che ha toccato anche paesi che venivano considerati meno a rischio, il secondo che, laddove anche c’è stata una risalita, parliamo sempre d’Europa, questa è stata di breve durata”.
– Foto ufficio stampa Camera dei Deputati –
(ITALPRESS).