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I conti finali di una donna del Sud
05 Ott 2015 09:00

Era venuta su energica. Guidava il furgone di papà per trasportare ferramenta, dal loro deposito ai fornitori.

“Eh? Pasquà? Come mi è venuta bene!”

“Stai a scherzà! E’ un miracolo! Questa ha più forza di un maschio! Questa ti porta l’azienda avanti da sola!”

“Ehe! Ma io l’ho cresciuta da piccola, così!”

“Questa qui….un uomo se lo mangia! L’altro giorno ho visto che scaricava due pali di ferro che pesavano un quintale!”

“E che ti credi che sta’ forza esce dall’uovo di pasqua? Da piccola l’ho abituata con i pesi. Ma poi è stata lei a darmi soddisfazioni da sola. A quindici anni mi ha chiesto di scaricare un camion che era arrivato sul piazzale…. Allora mi sono detto: vediamo dove vuole arrivare….. Tutto me l’ha scaricato!…. Davanti alla faccia da scemo dell’autista. ….Io gli ho detto: ti piace una moglie così? E lui mi ha risposto: magari!”

“Antò, però un po’ di fortuna ci vuole. I muscoli, l’altezza, le ossa, quelle sono della madre. Ha preso da una pasta  buona!”

“Certo. La famiglia di mia moglie so’ tutti grossi. Il bisnonno della signora mia, ha fatto il corazziere del re. Era alto più di due metri.”

“Comunque, tu il tuo ce l’hai messo. Io sono stato troppo debole con mia figlia. Ma io so’ così di carattere. Sono buono, sono un pezzo di pane, mi conosci. Ora Concetta sta sempre a casa a cucire. Però è una brava sarta! Mi devo accontentare!”

“Pasquà, non ti buttare giù. Vedrai che trova un marito come lei, magari un bell’impiegato dello stato, con una mesata sicura. Non ti credere che ad essere molto svegli, porta sempre a fare i soldi. E poi….con un’attività commerciale come la mia, devi sempre pregarti la salute!”

“Eheeee! Tu mi vuoi solo consolà!”

Mentre parlavano, lo sterrato del piazzale venne percorso da una nuvola di polvere.

“Eccola la diavola! E’ arrivata!”

“Papà! Hai preparato i colli per Mastrodicasa!”

“No Marià, ma faccio subito… Lo vedi chi ci sta qua?”

“Oh! Il compare Pasquale! Buongiorno… non vi avevo visto!”

“Eh! Tu hai sempre da fare! Tu hai il fuoco nelle vene! Di te stavamo parlando con tuo padre!”

“Ah! E che avevate da dire?”

“Parlavamo bene!….E come potevamo parlare male? ….Tu dai belle soddisfazioni ai genitori!…. Sei una femmina fortunata!”

“Bhe! E’ tutto merito di papà, lui mi ha fatto uscire sveglia!….Io quando ho capito che ero una donna, mi sono data da fare! Non mi sono rassegnata! Ho lottato e ce l’ho fatta. Sai quanti punti do’ a tanti uomini!”

“Eh! Tuo padre ci ha saputo fare. Io invece ho una figlia a casa. Non mi lamento, ma il suo destino è più difficile. Deve aspettare uno che se la sposa.”

“Ma io a Concettina la conosco! Mica è una stordita? Quella sembra un’acqua cheta ma se gli pigliano i cinque minuti! Una volta, quando andavamo a scuola insieme, la fecero arrabbiare perché le avevano rubato una penna… vedessi i graffi e i pugni che diede ad una compagna!… A terra la lasciò!”

“Ehe! Me lo ricordo! Era la figlia di un finanziere, mi telefonò pure a casa il padre, la voleva denunciare”

“Te l’ho detto. Concettina tiene una parte che non la puoi toccare. Mica è una stordita?”

Ripartì con il furgone, rinfocolando nuova polvere.

La sera incontrò Carlo, il fidanzato.

“Oggi mi sono fatta dieci consegne. Dalle sette fino a stasera.”

“Io ho dovuto chiudere il capitolo del codice tributario. Otto ore di studio”

“Ma domenica ci andiamo alla sagra?”

“Ancora non lo so. Devo vedere se chiudo il programma. A giugno ho l’esame.”

“Io ci vado lo stesso, mangio per te e per me!”

A tavola, il giorno dopo, la madre di Marianna fece qualche domanda.

“Ma Carletto, quando si laurea?”

“Ci vuole ancora un anno.”

“E digli che acceleri…così ti vedo sistemata. Ormai la casa è pronta.”

“E’ pronta si! Ogni sera mi vado a fare due ore di lavoro. Mo’ sto mettendo gli specchi del bagno piccolo”

“Ma la famiglia te li ha dati quei soldi?”

“Il padre è stato di parola. Mi ha dato due milioni per l’impianto elettrico”

“E il resto?”

“Fino ad ora mi hanno dato tutto. Rimane solo la questione dei mobili. Dobbiamo comprare ancora il soggiorno e la stanza da letto.”

“E quanto ci vogliono spendere?”

“Mi hanno detto: fai tu! Ma io i soldi me li sudo da sola! A Carletto paga papà e a papà lo paga il Comune, cioè lo stato. Sudore poco!”

“L’importante è che ti fai una bella casa.”

“E si! Alla fine questo conta!”

Carlo si laureò in legge e trovò lavoro come praticante in uno studio. Quello di un amico del padre, che gli assicurò un milione al mese e poi un’assunzione. “Te lo faccio diventare un avvocato e gli insegnerò a navigare da solo!”

“Grazie!”

“Non mi ringraziare, ti sei sdebitato sin troppo!”

“Ho fatto ciò che ho potuto” rispose il padre di Carletto.

La festa nuziale fu di grande effetto. Poi i due sposini partirono per il viaggio di nozze. Era il 1976, prima tappa in auto: Firenze.

La sera, in camera d’albergo: “E ora siamo rimasti soli e lontani da casa”. Disse mestamente Carlo.

“E si! Soli.”

“Credevo di avere un po’ più di contentezza nel viaggio!”

“Pure io!”

“Ma che ci è preso?”

“E che ne so? Io mi sentivo meglio a lavorare! E come passano ora sti’  quindici giorni?”

“Ma nei viaggi di nozze le persone sono felici! La prima notte di nozze…..”

“Mha….che ti devo dire. Io mi sento spenta.”

“Pure io.”

“Forse sarà questo letto! …..A me non mi fa ne’ caldo ne’ freddo.”

Seguì un lungo silenzio.

“Carlè io stavo a pensare una cosa…”

“Dimmi.”

“Mio padre mi ha fatto sempre capire che voleva un maschio. Io di essere una donna non ci ho mai pensato. Me ne sono accorta durante il viaggio. Quando mi chiamavano signora….e  mi veniva da ridere. Mi sembrava che nemmeno parlassero con me.”

“Bhe, dai un po’ di tempo…ti ci devi abituare.”

A sentirmi una signora…o a sentirmi una donna?”

Altro lungo silenzio. Poi continuò. “Io non mi sento in grado di essere una signora. So troppo mascolina. Non sarò mai una signora!”

“E una donna!”

Altro silenzio prolungato.

“Io non mi sento una donna.” Chiuse la porta e scese nella hall dell’albergo.

Aveva accontentato il padre nella vita, aveva accontentato la società, diventando una “sveglia”. Ma c’era sempre qualcosa che non gli tornava e quella sera era stato il momento di fare i conti. I conti di una delle donne del Sud.


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