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La donna non può essere ospitata
07 Dic 2015 09:00

Aveva una piccola casa in campagna dove passava i suoi pomeriggi. Poteva essere definita un casolare oppure una villetta, perché piccola, sommersa dai rami di alberi antichi, aggrappata ad un dirupo, ma curata nei particolari, piena di comfort e ben illuminata esteriormente. Poteva essere un lusso ed un passatempo.

Lui, geometra, quattro figli, una moglie mansueta e casalinga, aveva costruito un piccolo mondo, dove aveva i suoi cani da caccia, le galline, i piccioni nella colombaia, gli alberi da frutta e le viti per un po’ d’uva.

Invitava spesso gli amici per giocare a carte e per delle cene di cacciagione. A volte la piccola casa, il “casinetto”, come lui lo chiamava era teatro di qualche festa. Fino a cinquanta persone, che occupavano ogni dove.

Un giorno, mentre si ritirava con la sua auto, vide una Alfetta in panne. Scese e vi trovò una donna sconsolata quanto stanca. Disse che l’auto si era fermata per un guasto ed in due ore non era passato nessuno. Era l’imbrunire ed ormai aveva paura di chiedere soccorso, perché non distingueva i visi delle persone che guidavano. Non voleva incappare in tipi poco consoni al galateo.

Il geometra disse che l’avrebbe portata in paese con la 128  per cercare un meccanico.

La donna entrò nella Fiat, quell’uomo ispirava fiducia, anche troppa con quel sorriso bonario perennemente stampato sul volto.

Trovarono il meccanico, che si mostrò molto disponibile. Ed in venti minuti furono sul luogo dove era l’Alfetta.

Il meccanico, con la sua esagerata torcia illuminò il motore e disse che il  guasto era serio e che doveva trainare l’auto in officina. La legò alla sua e la portò via.

La donna ed il geometra lo seguirono.

Alla fine: l’Alfetta fu dal meccanico, il meccanico a casa e la donna a piedi in strada, senza una meta.

“Ed ora? Non c’è un albergo in paese?”

“No signora. C’era una donna che affittava alcune camere, ma è emigrata in Svizzera.”

“Es io ora che faccio?”

Il geometra Franco stette a pensare.

“Posso ospitarvi io nella mia casa di campagna….ma….”

“Ma?”

“Per dirvi la verità….questo è un piccolo paese….siamo fatti all’antica. Non si ospita una donna se hai una moglie, dei figli….cosa gli racconti? Qui la gente è sospettosa. Ma con ciò non dico che non vi ospito….volevo farvi capire il mio imbarazzo.”

“Io vengo da Roma, sono di passaggio, andavo a Salerno….non potevo immaginare il guasto….di questa mentalità non so nulla.”

“Per carità’ signora….non voglio umiliarvi. Vi farò dormire nel mio casinetto, però vi prego di nascondere la circostanza al meccanico domani. Dovete essere evasiva.”

“Non si preoccupi….stia tranquillo.”

La portò nel suo piccolo mondo, dotato di tre posti letto. Poi diede le chiavi della porta alla signora  e le diede appuntamento all’indomani alle sette.

Non era tranquillo Franco, lasciare il suo casolare ad una sconosciuta era motivo di preoccupazione. Li’ dentro c’erano tutte le  sue cose più care.

Tornò a casa che tutti avevano già cenato. Disse che la serratura della porta del casolare si era rotta., mangiò e si sedette davanti alla tv. Era ancora preoccupato. Allora comunicò alla moglie il timore che qualcuno potesse rubare e che doveva dormire giù in campagna. Si mise in viaggio verso il casinetto.

Quando arrivò erano circa le ventitré, nemmeno troppo tardi. Poteva bussare, ancora nella decenza comportamentale. Non rispose nessuno. Allora riprovo più volte, nulla. Aveva portato con se’ le seconde chiavi, non si era pentito di averlo fatto ed aprì.Tutto spento. Accese lui la luce. Il casinetto era vuoto.

Pensò che la signora fosse uscita, ma dove era andata? A quell’ora, fare autostop non era per lei. Telefoni non ve n’erano. A quel punto andò alla stazione dei Carabinieri e raccontò meticolosamente l’accaduto al militare di guardia.

“Geometra, ma noi che possiamo fare?”

“Non vorrei che quella donna fosse in pericolo!”

“Adesso avvisiamo le due pattuglie che sono in giro”

Il giorno seguente Franco si recò dal meccanico. L’Alfetta era lì, ma la signora non si era presentata. E così fino a mezzogiorno. Allora tornò dai Carabinieri e suggeri di controllare l’auto. Non vi erano gli estremi, ma il brigadiere seguì il suo consiglio. Bastò prendere il numero di targa. Risultava rubata.

A quel punto i militi si attivarono. Franco tornò al suo casolare. Era intento a visionare la serratura per cambiarla, quando:

“Vi stavo aspettando.” Era la signora che era seduta sul divanetto sistemato davanti al televisore.

“Voi qui?”

“Bhe?”

“Ma dove siete stata?”….Ora vi cercano anche i Carabinieri.”

“”Si è scoperto tutto?”Eh?”

“….l’auto è rubata, voi ieri sera risultavate dispersa.. si sono attivati…ma scoperto cosa?”

“Sono stata vittima di un rapimento. Sono stata rilasciata e mi hanno dato quell’auto. Stavo raggiungendo la mia casa. L’auto si rompe. Io rimango in mezzo alla strada….poi arriva lei. Non volevo raccontare niente perché mio marito si è consegnato al mio posto. Non volevo compromettere la dinamica del rilascio. Ci vuole un ok stamattina….ma se lei ha chiamato i Carabinieri….” E scoppiò a piangere.

Franco era interdetto. Consolò la signora. L’accompagnò dai Carabinieri. Tornò a casa.

Era ad accoglierlo la moglie, che in poco tempo preparò la tavola e si sedettero davanti ad un odorante minestrone.

Accesero la tv.

“E’ stata rilasciata da rapitori la moglie di Casamicco, proprietario dell’omonima industria casearia. Ci sono stati intoppi nella parte finale del rapimento, perché i sequestratori hanno preteso l’industriale in ostaggio fino a quando i soldi del sequestro non fossero stati consegnati. Un inconveniente ha messo a rischio la vita di Casamicco……”

La signora aggiunse un po’ di sale alla minestra e mormorò: “E’ meglio essere gente semplice. Noi queste cose le sentiamo solo alla tv!”

Franco annuì. A lui il sale non serviva.


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