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L’omino che uccise un fratello
07 Ott 2015 09:00

Durante la Prima Guerra Mondiale, ci furono molti giovani, venuti dal Sud, che andarono a difendere le frontiere alpine dal nemico austriaco.

Erano ragazzi e uomini, che non avevano un concetto d’Italia unita e nelle trincee si trovarono a familiarizzare con gente del Nord, che parlavano dialetti incomprensibili.

Così si mescolarono una babele di linguaggi, ma si capì per la prima volta che esisteva una patria.

Quando la situazione sul campo di battaglia si fece difficile, vennero chiamate sotto le armi le matricole del 1899, vale a dire diciassettenni, come mio nonno, che venne mandato sul Piave con un fucile.

L’arma era pesante. I ragazzi non riuscivano nemmeno a tenerla in mano e le usavano ambedue.

Alcuni di essi vennero messi alla mitragliatrice, solo a passar munizioni, altro non sapevano fare.

Il protagonista della storia raccontata da mio nonno, aveva 17 anni, veniva dalla Campania, era pieno di principi e risoluto. Dettava agli amici alfabetizzati lunghe lettere ai suoi genitori e ci teneva tanto ai suoi capelli, tanto da essere inorridito che per causa dei pidocchi, dovesse privarsi del suo taglio.

Lo chiameremo Alfonso.

Alfonso venne accampato con il suo battaglione su per le montagne. E stette lunghi mesi a guardare gli austriaci. Una guerra di posizione, con manovre a volte azzardate e combattimenti efferati per conquistare una montagna.

I superiori erano molto spicci nei modi, autoritari, arbitrari, improvvisati. Facevano valere un grado in più sulla spalla, quanto una carica cardinalizia.

I giovani erano spaventati da essi. Ma Alfonso li teneva testa, per ciò che era possibile. Lui faceva valere i principi della sua terra, con i graduati e con i commilitoni.

Un giorno si sparava poco. Così un tenente decise che si poteva andare a prendere l’acqua al pozzo. Esso si trovava in una posizione di tiro, ma non troppo esposto.

Il tenente ordinò ad Alfonso di andare a prendere un po’ di secchi. Egli si oppose.

“Come hai detto?”

“Signornò”

“Vuoi disobbedire agli ordini?”

“Si”

“E per quale motivo?”

“E’ pericoloso. Gli austriaci coprono il pozzo con il loro tiro.”

“Io ti dico di no. Ho valutato la situazione. Ho la mia esperienza per farlo. Vai a prendere l’acqua!”

Alfonso non si mosse. Si aggiustò istintivamente i suoi capelli e tenne il mento in su.

Il tenente dopo quel rifiuto andò a parlare con il capitano, il quale si presentò sul posto.

“Dunque soldato Alfredo, lei non vuole andare al pozzo.”

“Si capitano. Confermo.”

“E per quale motivo?”

“Non credo che l’acqua sia necessaria. Credo che al tenente serva solo a fare la barba.”

“Ma tu non devi discutere gli ordini. Se ti ascolto do’ un pessimo esempio alla truppa.”

“Si, ma salva una vita.”

“Non c’è questo rischio. E’ in corso una specie di tregua per qualche giorno”

“Non credo che la rispettino in questa parte della montagna. Ci sono stati troppi combattimenti”

“Allora, soldato Alfonso, se non vai a prendere l’acqua sarai fucilato per insubordinazione!”

Alfonso stette a pensare per circa un minuto. “Accetto la fucilazione. Preferisco morire per mano della mia gente.”

Il capitano si spostò di qualche metro e diede l’ordine ad un altro militare. Questi, avendo assistito al dialogo prese il secchio e iniziò a strisciare verso il pozzo. E si allontanò perdendosi la sua vista.

Alfonso stava isolato in un angolo a meditare. Poi una raffica di mitragliatrice pesante squarciò il silenzio.

La vedetta urlò: “Hanno ucciso Pironte!”

Il soldato al pozzo era morto. Il capitano con gli occhi sbarrati si avvicinò al tenente. “Quante riserve d’acqua abbiamo?”

“Ne abbiamo.”

“Quante? Per quanti giorni?”

“Un paio.”

“Era meglio aspettare la sera…per fare la barba”

Il capitano si allontanò, poi si girò di scatto e si avvicinò ad Alfonso. “La pena è annullata. Non potrò mai perdonarmi questa mattinata.”

Alfonso venne avvicinato dal suo più grande amico, quello che gli scriveva le lettere.

“Ti è andata bene. Ma come hai fatto ad intuire che sarebbe morto.”

“Mio nonno e mio padre avrebbero pensato la stessa cosa. Mi hanno salvato loro.”

Questo episodio è capitato ad un giovane ragazzo del Sud, che aveva imparato a scommettere ogni giorno con la vita. Tra i campi, dirupo dopo dirupo.


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