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Un povero ricco
08 Dic 2014 10:31

Abitavano in un vicolo che scendeva vorticosamente verso il basso. Un vicolo buio come tanti altri e che aveva delle scale che agguantavano il selciato per portare gli uomini nelle proprie case. Sotto giacevano le stalle, dentro gli animali.

Erano una famiglia di madre padre e quattro figli, dediti un po’ alla campagna e per il resto a lavori di facchinaggio. Quelli più pesanti.

Michele capì che era il momento di emigrare.

Era la fine degli anni ’70, molti giovani del Sud andavano a cambiar vita in Germania. Carlo Verdone fece anche un episodio di un film, dove raffigurava uno di essi che tornava al paese con la sua Alfa rossa.

Michele contattò degli amici e partì, senza sapere una sola parola di tedesco, con i soldi giusto per il biglietto e sognando un suo trionfale ritorno.

Trionfale perché l’emigrazione dei tardi anni ’70, non era quella dettata dalla fame delle generazioni precedenti. Bolliva altro in pentola. Era la voglia di costruirsi qualcosa di proprio, vivere meglio e poi tornare al paese con una bella moglie e una bella auto.

Ma smettiamola di fare sociologia e torniamo a Michele.

Egli arrivò a Francoforte ed iniziò a lavare auto in un officina, poi lo passarono all’accettazione. Si dimise e si arruolò in una carrozzeria. Qui rimase per un po’ ed iniziò a masticare il tedesco. Un tedesco orrendo, un accento da galera, ma comunicava.

Dopo sei mesi, dieci giorni prima della festa del santo patrono, preparò il suo ritorno in paese.

Aveva sognato di tornare in Alfa ed in Alfa tornò. Una Gtv modello 2000 grigio metallizzato, con un’immensa aquila nera sul cofano ed interni rivestiti in lana di pecora.

L’auto era costosa, tanto che pochi agiati ne avevano una similare in paese, ed era parcheggiata nella parte iniziale del vicolo.

“Michele ha fatto fortuna” fu il commento dei vicini e degli amici. E lui per dare lustro alla sua famiglia caricò tutti nel coupé e li portò a fare un giro. Un bel giro.

Entrarono in auto in sei, con mamma Rosa davanti, e papà Pasquale compresso dai tre fratelli.

Dopo un paio di giri in paese, presero direzione ponte Nencini.

“I ‘Macalli” sono passati ora su una Gtv. Il figlio ha fatto fortuna.” Dissero chi li aveva visti.

I Macalli erano considerati ancora una delle famiglie più tristi del paese, vederli su quell’auto, a qualcuno aveva suscitato anche ilarità. Era meglio che il figlio portasse a casa denaro e non quell’Alfa.

Ma nonostante la potenza dell’auto ed il suo blasone, per tornare a casa vennero caricati e riportati nel buio della sera, da un uomo di buona volontà, che con la sua 126 Fiat, fece due viaggi per completare l’operazione. La Gtv si era spenta nei pressi del ponte e non ripartì.

Ma le tenebre evitarono l’onta a Michele.

Il giovane, dopo i festeggiamenti patronali, che durano due giorni, rientrò in Germania.

Tornò sei mesi dopo, a Natale, questa volta in Bmw 3000 csi, roba davvero per ricchi. Colore rosso, era scomparsa l’aquila e la pecora, ma un corno in tinta campeggiava ben visibile.

I vicini dissero: “Michele si sta davvero arricchendo.” Infatti il livello di auto degli emigrati era di gran lunga inferiore, se pur competitivo e notevole.

Giro panoramico in paese con la famiglia, ma il tenore di essa non cambiava.

Passarono un paio di anni, Michele tornava in un crescendo di auto. Nuova Bmw 3000, Porche Carrera targa, Porche Carrera turbo. In paese era diventato un mito. Ogni volta che le feste si avvicinavano, i ragazzi del luogo scommettevano sulla sua auto.

Ma gli altri emigranti del paese di lui sapevano ben poco, dicevano che viveva nel Nord della Germania, ma non aveva contatti con compaesani.

Nell’agosto del 1983 una Rolls Royce fece ingresso in paese. Era bianca modello Mulasane, tappezzeria in cuoio rosso e venne parcheggiata nella piazza del paese.

L’auto venne circondata da curiosi che la scrutavano in ogni dettaglio. Finché dal bar principale non uscì Michele, in compagnia di una vistosissima donna bionda. Tutti rimasero ammutoliti.

L’auto venne parcheggiata sul vicolo e la donna fece ingresso in casa.

Un vicino: “Che donna. Che auto. Ma come si fa a vivere così e lasciare i genitori e fratelli in questo porcile. Che figlio snaturato. E’ una bestia non un figlio.”

Era il parere di tutti. E trascorse le brevi vacanze, Michele ripartì.

Sulla strada del ritorno i due si parlarono.

“Brutto posto il tuo paese…. e poi….. quella casa!…….Io mi sentivo imbarazzata…. volevo dormire in albergo.”

“Ma non potevo far vedere ai vicini che non stavo in famiglia.”

Arrivarono in una città tedesca, dopo un giorno di viaggio.

Michele fece scendere la donna.

“Allora mi devi milleduecento marchi.'”

“Facciamo mille.”

“No, avevamo detto che ti costavo 400 al giorno. Se non me li dai la prossima volta non vengo.”

“E va bhe…ecco i soldi. Ora fammi correre.”

“Perché, prendiamoci un caffè…te lo pago io!”

“Mi dispiace, ma se non consegno la Rolls entro un’ora, mi scatta il noleggio di domani.”


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