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Carmela, la ragazzina stuprata e non creduta
16 Giu 2014 09:23

“Perché anche Carmela è stata figlia. Non solo solo Sarah. Tutti i bambini hanno diritto ad avere giustizia, sempre e comunque, non solo quando la città si trasforma in una piccola Hollywood, per via del circo mediatico, che s’innesca quando si possono sfruttare gli aspetti morbosi delle vicende.”

Andava giù duro, Alfonso Frassanito, in un’intervista datata 2012. Il riferimento era alla morte del piccolo angelo Sarah Scazzi e alla forsennata ricerca di giustizia di quel caso. Per la sua figliastra, Carmela Frassanito, invece, sei anni di attesa di una verità processuale di cui non si vedeva traccia.

Vediamo i fatti. Era il 2007 quando una ragazzina di tredici anni, volava giù dal settimo piano di un palazzo. Suicidio. E tutto finiva lì.

Ma dietro quella morte era celata una lunga tragedia, iniziata qualche mese prima.

Carmela era stata abusata da un gruppo di sciacalli, minorenni e maggiorenni. Mesi di abusi, sin quando Carmela un giorno scomparve, e vagò stordita per Taranto, per quattro giorni. Fino a quando i genitori non la trovarono e la riportarono a casa.

Carmela raccontò una triste verità, l’atto finale di una verità già fatta filtrare in alcuni suoi racconti.

Gli abusi, appunto, erano iniziati mesi primi e la piccola l’aveva detto ai suoi genitori, poi alla polizia. Ma non erano stati trovati riscontri.

Non solo non le credevano, ma in paese la prendevano per una persona strana, “spostata di testa”.

Carmela aveva denunciato i suoi aggressori, ma le prove non parvero sufficienti e così venne ricoverata nel Centro di riabilitazioneL’Aurora”, contro la volontà dei genitori.

Comunque, questi, si fidarono delle rassicurazioni del Centro d’accoglienza. E qui la ragazzina venne sottoposta a cura farmacologia. Poi da Lecce, finisce a Gravina di Puglia nel Centro “Il Sipario”. I medici dovevano avviare un decalage dei farmaci e rimandarla a casa.

Ma Carmela stava sempre peggio. Si sentiva umiliata, non creduta e finita anche in cura. Era diventata uno straccio di bambina, il fantasma di se stessa. E un giorno la fece finita. Volò dal settimo piano del balcone di casa.

Intanto le indagini andavano avanti e finalmente vennero individuati dei colpevoli. Erano passati sei anni. Sei anni di dura battaglia di Alfonso Fragnito, che aveva fondato un’associazione: “IosòCarmela”, e lottava duramente in ogni sede, anche sotto il Ministero di Grazia e Giustizia.

Qualcuno viene individuato, appunto, e messo sotto accusa.

La verità inizia gradatamente ad emergere. Comincia il processo e va avanti per circostanziate udienze.

E siamo ai nostri giorni. Arriva finalmente la sentenza in Primo Grado. Essa dice che furono il ventisettenne Filippo Leandro ed il ventiseienne Salvatore Costanzo, a stuprare Carmela.

Leadro è stato condannato a 9 anni e sei mesi. Costanzo a 10. Pene superiori di quelle richieste dal Pm. Assolto invece Massimo Carnevale.

Secondo il tribunale, i due avrebbero attirato in un camper la ragazzina, per poi violentarla. E sono stati riscontrati altri abusi, da parte di minorenni, finiti ad altro tipo di pene.

Si chiude così la prima parte processuale di una storia tragica. I genitori di Carmela si dicono insoddisfatti delle pene, ma hanno visto apparire il volto della Giustizia. Carmela, invece, guarda lassù dal paradiso. Eterna come il suo sorriso, triste come il suo dramma.


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