';

La surreale #facoltà di medicina #rumena nella repubblica autonoma di #Enna
04 Set 2015 07:03

Facoltà di Medicina rumena ad Enna? C’è in giro una fiaba nuova.

Nella repubblica autonoma di Enna stanno aprendo una nuova facoltà di medicina?

Addirittura i corsi saranno in lingua rumena, previo corso accelerato in lingua rumena, non per chiedere come ti chiami e quanti anni hai, ma per studiare materie complesse e delicate come quelle mediche, se non fosse vero ne riderei, e invece..altro che ironia tocca indignarsi. Mi dissocio e condanno. Al Miur non se ne sa nulla e si procederà con diffida.

So che era già stato dato dall’Anvur, unico organo designato all’accreditamento di nuovi corsi di laurea in Italia, parere negativo a una richiesta presentata mesi fa dall’Università Kore. Leggo, ma ripeto, direttamente e ufficialmente il Miur ne sa nulla, di un’ intesa tra la Repubblica autonoma di Enna, attraverso una Fondazione, e l’Assessorato Siciliano alla Sanità, per una succursale in quel territorio di una università rumena. Surreale.

Per fortuna questa cosa verrà stoppata prontamente ma alcune riflessioni vanno fatte. A prescindere dall’ironia, che vale poco quando ci sono di mezzo studenti e formazione, e dai permessi possibili, l’apertura di corsi di laurea in professioni sanitarie è una questione delicatissima che non può essere condotta con queste modalità. Ci sono delle regole nazionali in tal senso e come facente parte di una comunità chiunque deve, per opportunità e buon senso, oltre che per legge, osservarle. A maggior ragione se quel qualcuno deriva da una tradizione di sinistra in cui bene comune e questione morale erano tratti distintivi.

C’è un fabbisogno nazionale di medici e operatori sanitari, definito nazionalmente di concerto con il ministero della sanità, in base al quale si assegnano agli atenei i posti utili alle iscrizioni a ciascun corso; i corsi sono accreditati, e dunque per accedervi, visto il numero contingentato e definito nazionalmente, si supera un concorso a mezzo test. Migliaia di studenti si preparano e vengono selezionati ad accedervi per merito. In professioni decisive per la comunità e nelle quali non si può agire con superficialità.

Le tasse sono commisurate al reddito. È un insulto a loro, agli studenti, prima che alla legge, pensare di beffarli in questo modo. Non solo: chiedere una marea di soldi di iscrizione e fare profitto su questo. Un’ingiustizia procedurale e sociale indigeribile in una regione come la nostra. Altre università lo fanno, lo so, far pagare rette, anche salate, non lo condivido ma hanno permessi e rientrano nelle regole.

Le regole sono: autorizzazioni, accreditamenti e attenersi al piano di contingentamento nazionale. Attenersi alle regole. Vale per ogni cittadino, vale ancor di più per un iscritto al mio Partito. Nessuna ironia, io ci credo. Fosse anche regolare, e non lo è, è una vergogna non tenere conto di tutto ciò. E’ un imbroglio. Ai danni di studenti, di famiglie e della collettività.

Ripeto, a prescindere dai permessi, dalle autorizzazioni o dalle intese. Che comunque sono tutte da verificare. Il Miur diffiderà ufficialmente la Fondazione e l’Università Kore ad essa collegata dall’andare avanti in questa vicenda. Ma, ripeto, la mia è una valutazione politica e personale, da dirigente del PD a un altro dirigente dello stesso Partito. E per motivi valoriali, non tecnici.

In qualità di dirigente nazionale del PD mi stupisco che sia potuto accadere e che altri dirigenti del mio partito abbiano con leggerezza addirittura accolto con gioia la cosa; mi dissocio e condanno completamente e totalmente l’agire di un esponente del PD che avrebbe una sua storia rispondente ad altri principi e di quanti, come rappresentanti del governo regionale, si sono resi complici di quest’imbroglio.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento