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Non “uscire il cane”, per l’Accademia della Crusca è ancora un errore…
28 Gen 2019 21:25

Dire “esci il cane” continua a essere un errore. L’Accademia della Crusca fa chiarezza su uno dei casi linguistici che hanno tenuto banco negli ultimi giorni.  Il ‘caso’ sollevato dalla nota pubblicata l’11 gennaio da uno degli accademici, Vittorio Coletti, aveva avuto quasi un effetto ‘liberazione’ per i tanti che fanno un uso disinvolto dei verbi intransitivi. Molti lettori chiedevano, infatti, se fosse lecito costruire il verbo sedere con l’oggetto diretto di persona: ad esempio “siedi il bambino”. E da qui, tanti altri esempi.

La risposta però si prestava a qualche fraintendimento: “Diciamo che sedere, come altri verbi di moto, ammette in usi regionali e popolari sempre più estesi anche l’oggetto diretto e che in questa costruzione ha una sua efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali”.

Da qui, una intensa querelle. E l’Accademia della Crusca costretta a un intervento ufficiale per chiarire il concetto, rilanciandola sui social con un simpatico meme di Francesco Torluccio.

E così, la risposta (definitiva) di Matilde Paoli delude chi voleva rendere transititi ‘a furor di popolo’ i verbi entrare, uscire, salire e scendere. “L’uso transitivo di uscire/entrare e salire/scendere con il significato di ‘far uscire/entrare, portar fuori o dentro’, ‘far salire/scendere, portar su o giù’ – spiegano dall’Accademia della Crusca – è registrato in alcuni dizionari di lingua come meridionale, regionale o popolare. Ma cosa impedisce al fenomeno di essere accolto nell’italiano comune? Entrare e uscire trovano più resistenza a essere accolti nella lessicografia rispetto a scendere, attestato invece in tutti i dizionari e, con salire, considerato anche “popolare”, ossia slegato dalla dimensione territoriale. Questi due ultimi verbi ammettono anche in lingua la possibilità di un uso transitivo e quindi – mentre uscire ed entrare prevedono tassativamente l’ausiliare essere – richiedono l’ausiliare avere: “sono salito da te” e “sono sceso all’alba”, ma anche “ho salito la gradinata” e “ho sceso le scale”. Salire e scendere, in sostanza, avrebbero già in lingua pronto il costrutto in cui accogliere l’eventuale passaggio successivo; uscire ed entrare no…”.

Pertanto, “dobbiamo quindi deludere i sostenitori dell’ammissione di uscire transitivo a livello di lingua; proponiamo però – concludono simpaticamente dall’Accademia della Crusca -, al solo prezzo dell’uso di una preposizione, di cominciare a uscire con il cane: dopo tutto è un amico…”.


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