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Anche i bar si pentono. “Via le slot machine dal mio locale”
11 Nov 2013 07:56

Una decisione dettata dalla coscienza e che fa a pugni con la logica del guadagno. Ma Giuseppe Margiotta, gestore dello storico “Gran Caffè Regno” di Bari, ha deciso di chiudere con le slot machine. L’imprenditore ha comunicato la sua decisione al Comune e ha chiesto all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di ritirare le “macchinette” dal suo locale. Le aveva installate due anni fa. Ogni mese portavano circa mille euro nelle casse dell’attività. I giocatori sono sempre gli stessi: anziani, giovani e disoccupati. Margiotta li vede ogni giorno attaccati alle slot, ormai schiavi del gioco.

Proprio pochi giorni fa, il Senato ha approvato un ordine del giorno che impegna al Governo a stanziare risorse per curare la ludopatia che ormai è diventata una vera e propria piaga sociale. Peccato che lo Stato guadagni una buona fetta di introiti dal sistema. Il titolare del Gran Caffè Regno ha raccontato come “chi perdeva ripeteva continuamente di recuperare e continuava a giocare” e poi la presenza delle slot machine nel locale non era un buon esempio per gli altri clienti e un “bel biglietto da visita” per chi è intento a “consumare qualche bevanda o un pasto”.

Dopo due anni, dunque, il titolare si è pentito. C’è da dire che la nuova tassa comunale, la Tares, prevede una riduzione del 20 per cento della tariffa per i gestori che rinunciano alle slot machine. Margiotta è anche consigliere comunale dell’Udc e ha votato l’emendamento in aula lo scorso 3 ottobre.


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