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“Ho visto tutto, nei terreni di Venafro hanno sepolto rifiuti industriali…”
01 Nov 2013 10:35

VENAFRO (Isernia). Intorno al campo in località ‘Masseria Lucenteforte’ si è finalmente risvegliato l’interesse. Se ne parla, se ne scrive. Ancora molto poco. Ci si reca sul posto, abbandonato da troppi anni. Una storia seppellita. Le voci, molto basse, giravano da tempo. Ma niente di ufficiale. Anzi si! Sono ufficiali i certificati, le carte, i documenti, il ripristino, la ‘bonifica’ (superficiale, molto superficiale).

“Tutto è stato fatto”, ha affermato il proprietario Ernesto Nola di Venafro. Ma cosa è stato fatto? “C’è stata una conferenza di servizi, con la Regione, il Comune di Venafro e l’Arpa, che ha stabilito che tutto stava a posto. Ho ceduto a titolo gratuito questo materiale, mi dicevano di mettere il terreno buono. Invece hanno fatto un disastro, tutti questi buchi. Sono stato danneggiato da questi pseudo imprenditori d’assalto”.

Imprenditori d’assalto li definisce Nola. Il proprietario che ha firmato tutti i contratti. In quel campo ‘a riposo’ si registrano cose troppo strane. Anche il terreno, dopo essere stato calpestato da soggetti “poco affidabili”, si è ribellato. Ha cacciato fuori pezzi di plastica, di ferro, di ghisa. Funghi neri, schifosi. Una melma verde che appare quando piove. Cosa c’è sotto quel campo? Cosa è stato interrato? Chi non ha fatto il proprio dovere? Tre aziende si sono occupate del terreno, tutte contrattualizzate dal Nola,  in ordine: la Bimed di Medici, la Rasmiper di Moscardino e la Edilcom di Di Nardo.

Tutto inizia nel 1990 e finisce, ufficialmente (dati Arpa Molise), nel 2008. Restiamo in attesa dei documenti richiesti (e visionati) all’Arpa il 17 ottobre scorso. Perché oggi quel terreno ‘a riposo’ versa in condizioni pietose? Abbiamo incontrato un nuovo testimone oculare (“Ho visto tutto, voglio raccontare tutto. Non ho paura di parlare”), proprietaria di un terreno che dista cento metri dal ‘campo a riposo’: “noi abbiamo un terreno nelle vicinanze, lì ho trascorso la mia vita. Non posso dire di non aver visto. Ho visto dei camion che scaricavano cose ferruginose, cose grigie, nere. Scavavano e mettevano. C’era un signore (Antonio Moscardino, ndr) che propose a mio marito di utilizzare l’uliveto per il misto. Voleva scavare il nostro terreno, io vedevo che scavavano notte e giorno. Ho visto i camion che scaricavano rifiuti industriali”.

Moscardino ha sulle spalle i fatti di Campomarino (“Gestiva, trasportava e riceveva – scrive il Gip Roberto Veneziano del Tribunale di Larino – ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi smaltiti illecitamente mediante interramento”, pena patteggiata, un anno e otto mesi di reclusione) e di Vinchiaturo (“Creava – scrivono i giudici della Corte di Appello di Campobasso nel 2006 – le condizioni di concreto pericolo di inquinamento delle acque e del suolo, pericolo poi concretamente attualizzato a seguito di un incendio del materiale”, sei mesi e 3mila euro di ammenda, reato raggiunto dalla prescrizione).

Tutti si ricordano del personaggio ‘poco affidabile’, ma pochi parlano (“è pericoloso”). È più pericoloso non sapere cosa è stato interrato, cosa è rimasto in quel terreno. “Mio marito – racconta la signora – mi diceva sempre ‘è una vergogna’, poi si è ammalato di Sla. Ha vissuto in quel campo. Noi ci chiediamo ancora se la Sla è una malattia ambientale o personale. Mio marito viveva in quella campagna, aveva il suo uliveto. Ha respirato tutta quell’aria, mi ricordo che una volta mi raccontò che stava passando di lì e si sentì male. Un forte capogiro, si dovette fermare e non so per quanto tempo non capì nulla. Mentre passava proprio in quel posto”.

La testimonianza della signora è fondamentale per capire diverse cose. Il ‘modus operandi’, il sistema utilizzato da chi cercava terreni vergini per traffici mortali e la conferma di un passato poco chiaro. Messo, come il campo di Nola, a riposo. Lo stesso geologo, Vito La Banca, che firma nel 2007 la comunicazione del ripristino ambientale, mette in dubbio la versione ufficiale: “i lavori di bonifica sono stati fatti in due puntate, più che una bonifica una pulitura. Solo superficiale, il materiale presente sul terreno. Poi è calato il silenzio su questa storia. Non è stata fatta una vera bonifica, ma una pulitura superficiale”. È stato dichiarato il falso? Chi ha dichiarato il falso? Perché la gente del posto non deve sapere la verità? Per Vittorio Nola, presidente del Consorzio di Bonifica di Venafro: “i controlli in questa Regione non funzionano, è un fatto acclarato”. Cosa significa? Perché queste denunce non si fanno pubblicamente? “Sotto quel terreno (‘Masseria Lucenteforte’, ndr) c’è una bomba. Sono disposta a testimoniare, ho visto tutto. Da me è venuto Moscardino, mio marito mi disse di questo contatto, di questa richiesta. A lui serviva il misto, ma non riempiva con altra terra. Riempiva con rifiuti industriali. Dissi a mio marito di non fare nulla, Moscardino era un residuo di galera. Voleva pagarci per questa operazione. Ancora mi chiedo perché quell’uomo bellissimo, bravissimo di mio marito è morto. Di due malattie, di Sla e di cancro all’intestino. C’è qualcosa di strano o no?”.

È possibile rispondere alle domande lecite della signora? È possibile consultare un Registro dei Tumori in Molise? Un marito morto di Sla e di cancro e un figlio con una rara malattia. “È una storia – spiega il figlio della testimone oculare disposta a parlare – uscita fuori dopo tanto tempo. Ne ho sempre parlato, nessuno mi ha creduto. Ora mi danno ragione. Mio padre all’epoca fece anche delle fotografie, ero piccolo. Ricordo i camion che andavano a scaricare, passavano sulla strada. Portavano una terra nera e fumante, ancora bollente. Scaricavano in continuazione, mi ricordo tutto. Stiamo parlando di un terreno avvelenato, speravo che questa storia uscisse fuori. Doveva uscire prima, molto prima”. Ma perché dopo tanti anni la signora, la testimone oculare, ha deciso di parlare, di dire tutto quello che ha visto? “Sono stanca, voglio sapere perché questo marito mio, che  andava tutti i giorni lì, è morto di due brutte malattie. I miei figli hanno visto tutto, erano ragazzini di otto, nove anni. Hanno visto il ‘mostro’. Mio marito si è ammalato nel 2002. E le falde acquifere dopo tanti anni? Dopo tante schifezze?”.

Dalla Procura della Repubblica di Isernia, coordinata da Paolo Albano, qualcosa sembra muoversi. È già stato effettuato un primo sopralluogo dall’Arpa di Isernia e dal Noe (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri) di Campobasso. È stato scavato a sette, otto metri per interrare del materiale particolare? È arrivato il momento di scavare, di capire cosa c’è sotto. In tutti i sensi.


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