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Il terremoto dimenticato del Molise. Da tre anni senza i soldi per la luce
28 Ago 2013 07:46

Il nostro si sa è un paese in cui le leggi, se possono essere aggirate si fa molto volentieri, cosa di per sé già molto antipatica, ma quando a non rispettare una legge fatta da un’Istituzione, in questo caso la Regione Molise, è l’istituzione stessa, la cosa diventa insopportabile.

La storia ce la raccontano le famiglie che ancora vivono nel villaggio provvisorio di Bonefro, sorto subito dopo il sisma, o il terremotino com’è stato definito da più parti, che ha colpito il Molise nel 2002, ebbene, per dare un riparo alle famiglie che avevano le case inagibili, o in parte distrutte, il Governo di allora, con l’ineffabile Berlusconi a capo, personaggio che delle leggi non è mai importato un fico secco, realizzarono delle casette in legno, per modo di dire, e vi furono portate queste famiglie che si sono dovute adattare agli spazi angusti, e soprattutto, fatto non secondario, si sono dovute abituare a fare tutto, ma proprio tutto, con l’energia elettrica, che fino a quando c’era lo stato d’emergenza era a carico della struttura commissariale, guidata dall’altro ineffabile politico locale che risponde al nome di Michele Iorio.

I problemi però sono sorti quando nel 2008, il Governo nazionale decise che era ora di dire basta al fiume di soldi che arrivava in Molise, e con pochi risultati pratici, tra le altre cose, da questo momento le famiglie che vivono nei prefabbricati, non solo a Bonefro, perché nessuno se ne ricorda, ma ci sono famiglie nei prefabbricati a Santa Croce di Magliano, Colletorto e Castellino del Biferno, e sicuramente sfugge anche qualche altro comune, si sono ritrovate a far fronte a questa spesa da soli, nella totale indifferenza generale. Di che cifre parliamo? Di bollette che arrivano anche a mille euro ogni due mesi, comunque mai sotto i settecento, perché appunto, in quelle casette tutto funziona a corrente, e soprattutto d’inverno che in queste zone è particolarmente duro, le bollette sono al limite dell’infarto. “Spesso e volentieri – ci racconta un’anziana del luogo – in inverno per risparmiare evitiamo anche di accendere troppo i riscaldamenti, con la conseguenza che ci si ammala e spesso si finisce in ospedale, ma siamo vecchi e a nessuno importa”, già a nessuno importa, mentre un altro signore racconta come con “cinquecento euro al mese di pensione diventa difficile pagare bollette di questa portata, ma nessuno ci ascolta”.

Il problema fondamentale però è che nel 2009, l’allora consigliere regionale Antonio D’Alete presentò una proposta di legge, votata all’unanimità ovviamente, quando si tratta di prendere in giro il cittadino, la politica è sempre unita, che doveva rimborsare la metà delle spese sostenute da queste famiglie per l’energia elettrica con una finalità importante se vogliamo, infatti, il testo recita “La Regione, al fine di superare le criticità conseguenti agli eventi sismici del 31 ottobre 2002 e per consentire il progressivo ritorno alla normalità della vita delle popolazioni colpite, e a seguito della sospensione dell’anno 2010 delle agevolazioni tariffarie concesse dall’Agenzia per l’Energia elettrica e del gas a favore dei residenti dei villaggi provvisori, concede un contributo finanziario, a parziale copertura delle spese riferibili alla fornitura di energia elettrica, a coloro i quali alla data di approvazione della presente legge, occupino ancora le strutture abitative dei villaggi provvisori”. Per consentire il ritorno alla normalità che dopo undici anni dal sisma ancora non c’è, ebbene, la Regione con questa legge nel 2010 ha pagato il rimborso, da allora più nulla, la motivazione è che i soldi non c’erano, e bisognavano cercarli, evidentemente qualcuno li cerca ancora negli anfratti regionali e forse non ritrovano nemmeno questo qualcuno.

A questo punto la patata bollente passa nelle mani dell’attuale amministrazione regionale che tra quinto assessore, nomine negli enti e aumenti degli stipendi, per loro i soldi si trovano sempre, dovranno cercare di arginare questa questione che per molte famiglie, anzi la totalità se vogliamo, è diventata insostenibile “e pensare che se tutto va bene molti di noi dovranno restare qui almeno altri due o tre anni, vista la lentezza con la quale va avanti la ricostruzione” sottolinea amaramente un abitante del villaggio. Allora cosa ci vuole affinché si finanzi una legge regionale fatta da politici ragionali? E perché con i soldi dell’aumento dei loro stipendi non iniziano a risarcire queste famiglie per un problema che la politica ha creato?


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