';

In Puglia diciamo basta allo sfruttamento e al caporalato
26 Giu 2014 06:28

A parole.

Tutti siamo contro lo sfruttamento, la schiavitù e il caporalato.

Certo.

Ma business is business.

Così un cosa è quello che si dichiara in pubblico alle riunioni, un altro è quello che si fa in privato.

Perché se a una catena di distribuzione o a un’azienda di trasformazione interessa esclusivamente pagare il pomodoro al prezzo più basso possibile (magari a 10 centesimi al chilo, quanto nel 1987), allora il gioco è chiaro.

Sta decidendo di lucrare sul lavoro nero.

Sta decidendo di produrre un pomodoro sporco di illegalità. E di violenza.

I cittadini-consumatori hanno un’arma potente in mano: la consapevolezza. Possono sapere.

Cominciamo a sapere chi sta dalla parte della legalità e chi dall’altra. Chi sta dalla parte di un’agricoltura di qualità, equa e sostenibile, e chi dalla parte di un’agricoltura di rapina.

Ecco Auchan ieri non c’era a prendersi, come gli altri, impegni chiari e netti. E nemmeno la grossa azienda di trasformazione dei pomodori in scatola, la Princes, c’era.
Giusto chiedergli conto.

Pubblicamente.

In tanti.

Con una bella campagna che costringa a giocare a carte scoperte.

Poi passeremo alle aziende di produzione.

Insomma, la vera leva del cambiamento è la partecipazione.

Oggi più che mai.

Forza, questa sfida dobbiamo vincerla.

Per loro, i lavoratori, per la nostra agricoltura, per la Puglia.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento