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Quando Borsellino disse: “Non posso pensare che un amico mi abbia tradito”
03 Giu 2013 13:32

Caro dottore Paolo Borsellino, io sono ancora offeso per il mancato appuntamento che avevamo fissato per lunedì 20 luglio 1992. Quando il venerdì 17 luglio ci salutammo, lei mi disse: “Ispettore ci vediamo lunedì…”.

Ed è da allora che sono in attesa di conoscere i motivi del perché qualcuno ha impedito di vederci di nuovo.

Immagino che lei, caro dottore Borsellino, sappia da lassù tutta la verità. Anch’io la conosco, anch’io so quali sono stati i motivi che diedero luogo all’uccisione di Giovanni Falcone e quindi alla strage di Capaci e a quella dove lei è stato ucciso con l’esplosione di via d’Amelio. Lo so!

Però ci vogliono le prove, ma io e lei sappiamo bene che le verità non sono solo quelle giudiziarie.

Caro dottore, una volta parlando con due giovani Magistrati, lei si accasciò sul divano e piangendo copiosamente disse: “Non posso pensare che un amico mi abbia tradito”.

Ecco, lei non ebbe il tempo di verificare quello di cui era venuto a conoscenza e tuttavia sapeva benissimo che quello che aveva scoperto era un’amara verità: vera verità! Io so chi era quel suo amico. Anzi più di uno, solo che non posso provarlo.

Ieri suo fratello Salvatore, che mi onoro delle sua amicizia, ha perso una battaglia ma non la guerra: io e tanti altri non permetteremo mai che questa guerra finisca a tarallucci e vino.

I Magistrati hanno deciso che Salvatore Borsellino,suo fratello, non possa essere ammesso al processo come parte civile. Parimenti hanno deciso che il Movimento Agende Rosse, costituito proprio da suo fratello Salvatore, non possa essere ammesso. Le decisioni della Corte mi sono giunte come un fulmine a ciel sereno e quindi ritengo con tutta franchezza che siano opinabili.

La verità, caro dottor Paolo Borsellino, è che suo fratello e le Agende Rosse, sono visti come “guastatori” di un disegno oramai palesemente noto. Tornado e cicloni si stanno abbattendo sul cielo di Palermo: il tutto per sollevare una coltre di nebbia il cui fine è ammantare la verità sulla trattativa Stato-mafia e ricacciare nell’oblio gli scampoli di verità portati alla luce dai suoi colleghi come Ingroia e Di Matteo.

Inoltre, caro dottore, pur non entrando nel merito, non posso allarmarmi per l’arresto di Massimo Ciancimino. Era proprio necessario compiere l’arresto, visto che lo stesso era ed è il principale teste nel processo Stato-mafia? Massimo Ciancimino non si è mai sottratto alle sue responsabilità e si è sempre reso disponibile. E purtuttavia sono ancora qui a sollecitare Massimo Ciancimino a non mollare.

Le telefonate distrutte, depistaggi alla Scarantino, falsi scoop sulla foto della sua Agenda Rossa, minacce di morte al suo collega Antonino Di Matteo, l’esclusione al processo di suo fratello Salvatore, mi costringono a dire che: “Questo processo non s’ha da fare”. Ciò non di meno, ho piena fiducia nei suoi colleghi giudicanti e mi auguro davvero che verità, oltre a quello che noi due conosciamo, sia scritta a sentenza.

Signora Agnese, le avevo promesso che a luglio sarei venuto a casa sua. Però avevo in animo di farle una sorpresa il 23 maggio scorso, quando sono stato invitato a salire sulla nave della memoria diretta a Palermo: l’avevo confidato alla sua cara amica Gabriella: “Il 23, faccio una sorpresa ad Agnese”. Ma in quella nave per un manovale del Diritto, com’ero io, non c’era posto e quindi non sono riuscito a farmi regalare da lei un sorriso: ne avevo davvero bisogno.

Caro dottore Paolo e cara signora Agnese, vi verrò ugualmente a trovare nella vostra dimora, conosco la strada. So che mi aspettate e così tutti e tre ci racconteremo le nostre verità: verità diverse da chi non vuol sentire il fresco profumo di libertà.


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