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Una slot machine al posto del teatro. Ecco che fine fa la cultura
03 Giu 2013 13:09

Quando ero piccolo avevo paura delle feste di Carnevale. Mascherarmi era qualcosa che non mi piaceva e che in qualche modo odiavo. Oggi, ogni volta che salgo sulla scena, i primi cinque minuti sono di autentico terrore. Anche se il pubblico, ovviamente, non si accorge di niente, ma dentro di me è così. Poi tutto si calma e inizia il gioco. Un gioco di cui non potrò fare a meno mai. Il palco è sicuramente il mio posto. Ma prima la paura è sempre tanta.

E per me ogni volta che salgo sul palco è come tornare ad affrontare quella paura, come quando si è bambini e si ha paura di qualcosa, e allora anziché fuggire si corre incontro a quella paura per sventarla. È una sfida, indubbiamente, è un gioco, il gioco della finzione, che non si fa per barare, ma per rappresentare la verità. Perché l’uomo ha la necessità di rappresentare attraverso la finzione qualcosa che ha dentro, per poterlo guardare meglio.”

Martedì 21 maggio. Pescara. Il cielo è ancora troppo grigio per poter dire che l’estate è ormai alle porte. Quartiere marittimo di Pescara, dove il Teatro Immediato getta nel 2006 le sue lontane fondamenta. A parlare è Edoardo Oliva, regista e attore della ormai storica compagnia che da tempo opera a pieno diritto sulla scena culturale indipendente pescarese.
Dal 2006 gli attori e gli operai del Teatro Immediato hanno rappresentato tanti spettacoli di un certo spessore sociale e culturale, hanno portato a Pescara attori di un certo calibro come Elio Germano e Roberto Herlitzka. Sono sempre stati autonomi nella ricerca delle risorse e attivi ad ampio raggio in ambito teatrale sia per quel che riguarda la formazione degli attori che l’organizzazione di eventi.

All’interno del piccolo teatro che conta circa 80 posti vengono organizzati corsi e laboratori teatrali per adulti e ragazzi, vengono rappresentati spettacoli molto apprezzati e iniziative originali come il famoso tè della domenica molto apprezzato dai pescaresi e non solo.

Ma, nonostante l’attività del Teatro funzioni pienamente, nonostante gli spettacoli ricevano un certo interesse di pubblico e vengano sempre accolti con grande entusiasmo, nonostante il Teatro sia completamente autonomo grazie agli sponsor ricevuti dai privati, a breve il Teatro chiuderà. Motivo: sfratto. Un privato ha acquistato lo stabile in questione, al posto del Teatro verrà aperta una slot machine.

Questa, ragazzi, non è controinformazione. Questa è informazione allo stato puro. C’ un famoso psichiatra, che si chiama Massimo Fagioli, che sostiene che una politica democratica che possa dirsi tale deve difendere non solo i bisogni di uno stato, ma deve necessariamente tener conto delle esigenze, che sono importanti nell’uomo forse più dei bisogni.

Abbiamo assistito ad una rappresentazione di Glengarry Glan Ross quasi un mese fa al Teatro Immediato. Era domenica, la quarta giornata di produzione dello spettacolo. Fuori, la fila. Dentro, la sala piena di persone in attesa che avesse inizio lo spettacolo.

Ho chiesto ad Edoardo Oliva quale fosse stato il ruolo delle amministrazioni comunali nei confronti dello sfratto imminente del Teatro. Sono assenti, mi ha risposto, con loro non c’è comunicazione, “la Pescara delle grandi imprese e della vanagloria, dove importa solo del Festival Dannunziano. Con loro non c’è comunicazione né possibilità di collaborazione. Noi, da parte nostra, stiamo cercando nuovi spazi. Magari anche fuori da Pescara, pur restando nell’ambito metropolitano.

Ci sono spazi in disuso a Pescara, come il Michetti. Ovviamente sono chiusi per ragioni che restano misteriose ai più. L’altro giorno ho partecipato a una manifestazione di SEL di fronte il vecchio cinema teatro. Ma sarebbe più giusto che quello spazio venisse rivendicato dagli artisti, non dai politici, a prescindere dal colore della bandiera che sventolano. Bisognerebbe avviare un’operazione come quella operata al Teatro Valle. Il problema è che qui a Pescara tra gli artisti manca una rete collaborativa. C’è troppa timidezza. E questo è un problema”.

Abbiamo incontrato, io e il fotografo Eric Gimenez autore di questi scatti, Edoardo Oliva questo martedì, 21 maggio, a Pescara, quartiere marittimo, dentro il Teatro Immediato. Siamo saliti sul palco, si sono accese le luci, ho passato il registratore ad Edoardo che ha commentato: “questi cosi mi mettono a disagio”. Poi è iniziata la nostra chiacchierata, riassunta più o meno in questa pagina web. Molti gli argomenti, tanti dei quali abbastanza preoccupanti, come la questione della Biblioteca di Pescara, la gestione degli spazi pescaresi tra le solite mani ignoranti, i Media che non funzionano, Il Centro che sembra esistere per raccogliere sponsor, teatri chiusi ad ammuffire e grandi investimenti su altri spazi ideati solo per favorire la “politica delle grandi imprese”.
Ieri sera ho conosciuto un signore che trangugiava birre appollaiato sul bancone di pub desolato, che lamentava appunto questa situazione. Il suo sguardo era spento, annacquato dalle birre e da una vita che si andava spegnendo dietro la crisi economica di un paese che “vantava la più grande ricchezza del mondo”.

A breve il Teatro Immediato chiuderà. Ma martedì, sugli occhi di Edoardo, abbiamo visto una luce che non si spegnerà mai. Una luce che si riaccenderà, sicuramente, su altre scene che aspettano solo di essere allestite: “Per me il teatro è, tra le varie forme d’arte, il modo più efficace per indagare l’uomo e la vita. L’arma più affilata per scoprire le proprie dimensioni più profonde, lo strumento migliore per aprire i cassetti della nostra memoria e rappresentare, poi, quel che vi si trova dentro. Il teatro è vita, è fatto di persone e alle persone si rivolge.

Per questo è immediato. Per questo ho chiamato questo teatro Teatro Immediato. Perché l’esperienza teatrale è immediata e istantanea. È fatta di persone e alle persone si rivolge, nutrendosi di emozioni e sensazioni che si vivono in quel momento e non sono ripetibili. E di quella esperienza non potrà che rimanere una memoria, ineffabile memoria di una serata che vibra soltanto tra le pareti e le luci di uno spettacolo che è, poi, lo spettacolo della vita”.

Foto: Eric Gimenez


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