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Scandalo Ior, il monsignore arrestato scrive al Papa: “Cardinali coprivano gli abusi”
26 Lug 2013 08:03

Una lettera scritta a penna il 20 luglio scorso dalla sua cella nel carcere di Regina Coeli. Una missiva che il monsignor Nunzio Scarano ha voluto inviare a Papa Francesco per professare la sua innocenza, per riaffermare di non aver “mai riciclato denaro sporco, non ho mai rubato, ho cercato di aiutare chi chiedeva aiuto”.

Il prelato si trova in carcere dal 28 giugno scorso nell’ ambito dell’inchiesta sul fallito tentativo di rimpatrio di 20 milioni di euro riconducibili agli imprenditori salernitani D’Amico. Monsignor Scarano, ex contabile all’Apsa (l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica) in tre pagine fitte ricostruisce la sua vicenda non risparmiando violente accuse ad un “sistema” fatto di “abusi ben coperti e protetti da alcuni signori cardinali”.

“Approfitto della presente per dichiararle e manifestarle con grande onestà e sincerità circa il mio conto corrente Ior – esordisce il religioso che nell’inchiesta è assistito dall’ avvocato Francesco Caroleo Grimaldi -Tutto il denaro ricevuto come donazione dagli armatori D’Amico Paolo e Cesare, famiglia nella quale io sono cresciuto fin dalla mia prima giovinezza, e per la quale c’è sempre stata stima e fiducia reciproca, ho ricevuto “sempre” e soltanto da loro bonifici sul c/c Fondo Artigiani, con il cui denaro è stata realizzata, a Salerno, la casa dei vecchi abbandonati e senza fissa dimora”. Ricorda, Scarano, il suo passato di “barelliere a Lourdes per 26 anni e miracolato di un brutto male all’età di 17 anni e più volte operato”.

“Per questo motivo ? scrive al Santo Padre – risparmiavo e conservavo e grazie a miei benefattori, quel denaro con quale avrei dovuto iniziare a costruire la casa per i malati terminali in Salerno”. Nella seconda parte della lettera il monsignore non risparmia accuse violente e circostanziate. “Chiesi aiuto al Cardinale Stanislao Dziwisz, segretario personale del Beato Giovanni Paolo II e udienza a S.E.Card. Angelo Sodano: io presso l’Apsa, Sez. straordinaria, ero l’unico prete e ben poco mi era consentito fare”.

Nella lettera il religioso aggiunge che pur avendo “chiesto udienza a S.E card Angelo Sodano l’astuto e furbo mons. Giorgio Stoppa, riuscì a non farmi ricevere e per giunta punirmi spostandomi in altro ufficio e facendomi continuamente controllare”. “Perché?”, si chiede.

E ancora: “La documentazione in mio possesso, è prova della mia onestà e delle battaglie contro l’abuso dei miei superiori laici, coperti da alcuni cardinali”. Nella missiva il monsignore scrive inoltre che “circa le mie operazioni bancarie presso lo Ior sono state sempre fatte sotto consiglio della direzione dei signori dirigenti e giammai ho abusato di cortesie o cose di altro genere. Sempre tutto secondo al legge canonica dello Ior”. Infine Scarano rivolgendosi al Papa auspica di potergli “consegnare segretamente il mio plico di documenti che rafforzano fortemente il Suo grande e coraggioso operato per riordinare finalmente la triste realtà amministrativa, economica e finanziaria della Santa Sede e tutti gli abusi annessi e connessi”.


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