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Vogliono revocare il 41 bis a Bernardo Provenzano
11 Ott 2013 09:13

Dopo le Procure di Palermo, Firenze e Caltanissetta anche la Direzione Nazionale Antimafia apre alla revoca del carcere duro per il boss Bernardo Provenzano. Una decisione in contrasto con la linea tenuta finora dalla Dna, che solo qualche settimana fa si era detta contraria alla sospensione del 41 bis.

La svolta è arrivata quando davanti al tribunale di sorveglianza di Roma, che deve decidere se accogliere l’istanza dei legali del capomafia, il sostituto procuratore Gianfranco Donadio ha chiesto una nuova perizia sullo stato mentale del boss e in subordine, sollecitato dai giudici a pronunciarsi sul merito, che venga accolta l’istanza degli avvocati.

Il tribunale non si è ancora pronunciato: la decisione è attesa nei prossimi giorni e potrebbe prevedere nuovi accertamenti peritali sul padrino di Corleone o entrare nel merito accogliendo o respingendo il ricorso. A sostegno della loro istanza gli avvocati Rosalba Di Gregorio e Maria Brucale hanno prodotto l’ultima perizia fatta da due esperti nominati dal gip di Palermo nell’ambito del procedimento sulla trattativa Stato-mafia in cui Provenzano è imputato.

I periti hanno ribadito l’incapacità del boss a partecipare coscientemente al processo che resta sospeso fino a modifiche sostanziali delle sue condizioni. Il pm della Dna, però, ha chiesto oggi di accertare se l’incapacità del boss è relativa, cioè riguarda solo la possibilità di stare in giudizio, o assoluta. In subordine Donadio si è detto favorevole all’accoglimento della richiesta di revoca.

Solo qualche mese fa la Direzione Nazionale aveva espresso parere negativo al Guardasigilli sostenendo che Provenzano è ancora capace di mandare messaggi all’esterno e quindi resta un soggetto pericoloso, requisito che la legge richiede per il mantenimento del regime detentivo speciale. Quella della revoca del 41 bis è solo una delle strade che i legali stanno percorrendo.

Nei mesi scorsi è stata presentata al tribunale di sorveglianza di Bologna un’istanza di sospensione dell’esecuzione della pena motivata con le gravissime condizioni di salute del boss. La richiesta è stata respinta e i giudici hanno ribadito la pericolosità del capomafia. Pende ancora, invece, davanti alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo un ricorso in cui i legali chiedono la condanna dell’Italia per “il trattamento carcerario disumano” che sarebbe imposto a Provenzano. La Corte ha chiesto una serie di documenti e approfondimenti al Governo italiano.


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