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1000, 100, volte Zeman
29 Nov 2021 13:11

di Oscar Buonamano

Mille panchine in assoluto e cento vittorie sulla panchina del Foggia: i numeri dicono che questo è un anno importante per Zdeněk Zeman. Lui non ha fatto una piega (in pubblico), solo un piccolo sorriso dopo la rotonda e convincente vittoria (5-2) nell’ultima partita vinta dall’ennesima covata di sconosciuti che, partita dopo partita, sta facendo diventare una squadra. Una squadra che prova sempre a giocare al calcio per divertire i tifosi.

1000 e 100 sono due numeri tondi e grandi. Grandi non solo per il calcio italiano.

Mille panchine dimostrano, plasticamente, che è stato e continua ad essere un allenatore molto ambito e che riesce a poter esprimere ciò in cui crede. Chi sceglie Zeman per la panchina sa di scegliere un allenatore che pratica un solo tipo di calcio, il 4-3-3, e che sceglie un uomo non propenso ai compromessi.

Un uomo del fare. Lineare, apparentemente burbero, disarmante.

Del fare perché la capacità di lavorare sul campo, sua e dei suoi collaboratori a partire da Vincenzo Cangelosi, è proverbiale. Modella i calciatori in relazione al suo modo di vedere il calcio e li migliora, sia da un punto di vista fisico, sia da un punto di vista tattico.

Lineare perché ha una sola parola, in pubblico come in privato. Con la proprietà come con la stampa. E, ovviamente, con i tifosi.

Apparentemente burbero perché chi lo conosce bene, i calciatori e i suoi amici, raccontano di un uomo sempre pronto alla battuta e al sorriso.

Disarmante perché a 74 anni ha ancora voglia di migliorarsi e di migliorare chi lavora con lui. Perché crede ancora in un futuro migliore per il calcio e per la vita.

Soprattutto è riuscito ad esprimere, grazie alle 1000 panchine in carriera, il suo credo calcistico.

Pochi allenatori hanno saputo incidere in modo così profondo sul modo di pensare il calcio e il calcio italiano in particolare. Il suo modo di attaccare la porta avversaria è una delle lezioni più seguite a Coverciano, una delle scuole per allenatori più famose al mondo.

Tornando ai numeri, 378 vittorie, 273 pareggi, 348 sconfitte.

Più vittorie che sconfitte. Più vittorie che pareggi.

Ciò che più piace ai tifosi: vincere giocando sempre all’attacco.

Di quelle 378 vittorie, 100 le ha conquistate sulla panchina del Foggia. Un traguardo, praticamente, irraggiungibile per qualsiasi altro allenatore.

Nella conferenza stampa post gara con la Vibonese (5 a 2 per i rossoneri, con una partita autenticamente zemaniana) gli è stato chiesto qual fosse stata la vittoria più bella di queste 100.

Dopo una breve pausa risponde: Foggia-Juventus 2-1.

Era il 13 dicembre del 1992 e il Foggia schierava questa formazione.

Mancini, Petrescu, Caini, Sciacca, Di Bari, Bianchini, Bresciani (Nicoli), Seno, Roy (Mandelli), De Vincenzo, Biagioni.

La partita finì 2 a 1 per il Foggia, segnarono Bresciani e Mandelli per i satanelli e Ravanelli, su rigore, per la Juventus.

Una vittoria prestigiosa certo, soprattutto perché quella squadra era stata rifatta per 9/11 rispetto alla Zemanlandia che aveva incantato su tutti i campi di serie A l’anno precedente e rifatta con calciatori provenienti da serie inferiori.

E a chi gli chiedeva delle vittorie contro il Bari, risponde, sibillino: vincere con Bari era facile.

Detto con il sorriso sulle labbra e un po’ di malizia, come a cercare, dopo mille panchine e 100 vittorie, una battuta facile. Per sorridere, insieme.

Foto e video: Pagina Ufficiale Facebook Calcio Foggia 1920


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