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Lorenzo Insigne, il miglior calciatore italiano
29 Dic 2021 15:14

di Oscar Buonamano

Ho scritto questo testo su Lorenzo Insigne nell’estate del 2012, dopo la vittoria del campionato di serie B del Pescara di Zeman.

Oggi, a distanza di dieci anni penso, esattamente, le stesse cose di Lorenzo Insigne.

Nel frattempo, per restare ai numeri, ha vinto, da protagonista, il Campionato Europeo con la nazionale italiana di Roberto Mancini e se avesse avuto allenatori diversi da Mazzarri e Benitez (che lo hanno fatto giocare sempre molto distante dalla porta avversaria) avrebbe vinto di più anche con il Napoli, nonostante il presidente.

Last but not least, per me è il miglior calciator italiano da dieci anni.

Lorenzo, il primo violino, Insigne

I numeri nel calcio, come nello sport in generale, sono tutto ma non riescono a spiegare sempre tutto. Per un attaccante sono uno degli indici di valutazione più importanti e determinano la fortuna e la carriera del calciatore. I diretti interessati nelle interviste post partita sostengono spesso il contrario, che importante è il risultato della squadra, ma sanno, loro per primi, che se un attaccante non segna la sua carriera può subire dei contraccolpi. I numeri, dunque, come parametro per giudicare, soprattutto gli attaccanti di una squadra di calcio.

La fredda cronaca, scritta anche con i numeri, ci dice che Lorenzo Insigne è nato a Frattamaggiore, a metà strada tra Napoli e Caserta, il 4 giugno del 1991. Ha esordito in serie A con il Napoli il 24 gennaio del 2010 nella vittoriosa partita contro il Livorno per andare in prestito, sempre nello stesso anno, alla Cavese in Lega Pro dove ha giocato la parte finale della stagione. L’anno successivo Zeman lo chiama a Foggia sempre in Lega Pro, quella che una volta si chiamava serie C, dove gioca 33 partite realizzando 19 gol. Nell’estate del 2011 il Napoli decide di dare in prestito il giovane talento di Frattamaggiore al Crotone che disputerà il campionato di serie B. L’accordo sembra essere solo una formalità ma mentre il calciatore sta per accettare il trasferimento una telefonata, che si rivelerà decisiva per la carriera di Lorenzo, blocca la trattativa ormai in dirittura d’arrivo. All’altro capo del telefono c’è Zdeněk Zeman, che nel frattempo è diventato l’allenatore del Pescara, suo primo e unico maestro fino a oggi. Insigne è praticamene un calciatore del Crotone, mancano le firme sui contratti ma c’è già l’accordo economico. Lorenzo non ha dubbi e risponde alla chiamata dell’allenatore che lo ha voluto a Foggia e che vuol costruire in riva all’Adriatico una nuova Zemanlandia.

I numeri, che per un attaccante sono tutto ma non riescono a spiegare sempre tutto, a fine stagione gli daranno ragione. Lorenzo Insigne disputa 41 partite in serie B con il Pescara e realizza 18 gol senza calciare neanche un rigore. Fa il suo esordio nell’under 21 il 6 ottobre 2011, contribuendo con due assist e due gol alla rotonda vittoria dell’Italia sul Liechtenstein. Mentre l’11 settembre 2012, a Modena, è il giorno del suo esordio con la Nazionale maggiore di Cesare Prandelli, nella vittoriosa partita contro Malta, gara valevole per le qualificazioni ai Mondiali di Calcio del 2014 che si disputeranno in Brasile.

Questo è quello che dicono i numeri, e i numeri sono sempre importanti, raccontano molto, soprattutto quando si parla di prestazioni sportive. Ma i numeri non riescono a raccontare proprio tutto. Quello che i numeri non possono raccontare, per esempio, è la bellezza. La bellezza che nel calcio si può identificare con la perfezione del gesto tecnico, nella velocità di esecuzione piuttosto che nella dinamica di un gol, in estrema sintesi: l’essenza stessa del calcio. Per raccontare tutto questo non servono i numeri, per raccontare tutto questo occorrono le parole.

Lorenzo Insigne è stato, nel campionato dei record del Pescara, il primo violino di un’orchestra che ha eseguito a memoria la musica scritta dal direttore e insegnante ceco, Zdeněk Zeman. Vederlo giocare è davvero la quintessenza del calcio. È stata la rivelazione del campionato di serie B e si è aggiudicato il premio della Lega calcio come miglior attaccante e quello di Sky sport come miglior giovane. Corre, corre e corre per tutta la partita. Partecipa alla costruzione del gioco, è un gran rifinitore e con 18 gol ha dimostrato di essere anche un ottimo attaccante. Ha segnato gol straordinari e riproposto, in versione aggiornata e personalizzata, il gol “ a giro” sul secondo palo di Alessandro Del Piero. In alcune movenze ricorda il miglior Messi, soprattutto in comune con il fuoriclasse argentino ha la capacità di “vedere” qualche frazione di secondo prima degli avversari lo svolgimento dell’azione. La partita disputata a Bari il 28 ottobre del 2011, vinta dal Pescara con due suoi gol, sintetizza bene l’andamento della sua straordinaria stagione. Una partita giocata come sempre a tutto campo e impreziosita da due gol spettacolari oltre a diverse altre azioni pericolosissime che non sono diventati altrettanti gol solo per questione di centimetri. Entrambi i gol che ha realizzato entrano di diritto tra i gol più belli di sempre del campionato italiano di calcio.

Al minuto 17:09 del primo tempo, nella metà campo del Bari c’è una rimessa laterale per il Pescara effettuata da Antonio Balzano che serve proprio Lorenzo Insigne. Il primo violino, spalle alla porta, supera il suo diretto avversario con una prodezza di tacco e giunge quasi sulla linea che delimita la fine del campo. Lamanna, il portiere del Bari, gli si fa incontro in uscita coprendo il lato alla sua sinistra l’unico dove, logicamente, potrebbe collocare la palla lo scugnizzo di Frattamaggiore. Insigne invece rientra verso il centro dell’area piccola e piazza la palla sul palo opposto. Un gol da cineteca al quale anche i tifosi del Bari dedicano un lungo e sincero applauso.

Al ventesimo del secondo tempo è sempre lui a fissare il risultato sul due a zero. Moussa Kone gli serve una palla poco fuori l’area di rigore avversaria. Lui accompagna la palla con il destro e la lascia scorrere in avanti come fosse il gesto più semplice del mondo. Questo semplice movimento mette fuori causa i quattro difensori del Bari che formavano una gabbia attorno a lui, e, sempre in corsa, piazza la palla nell’angolo in basso alla destra del portiere barese. Di nuovo applausi del pubblico di casa che in questa occasione gli tributa una vera e propria standing ovation. Uno spettacolo nello spettacolo che non si vede quasi mai sui campi di calcio italiani.

Sbaglia una sola partita in tutto il campionato, quella interna contro il Grosseto persa per 2-1 dal Pescara, ma proprio in quell’occasione Zdeněk Zeman spese parole importanti per lui. Parole che, fino a quel momento, si era meritato solo Francesco Totti. «Insigne fa la differenza in campo», disse il tecnico di Praga rispondendo con molta decisione a chi, nella conferenza stampa post partita aveva chiesto perché non fosse stato sostituito. Ancora una volta aveva avuto ragione Zeman, perché Lorenzo, il primo violino, Insigne ha fatto davvero la differenza.

Corsa, visione di gioco, piedi buoni e una sufficiente dote di altruismo ne fanno già oggi, a ventuno anni e con pochissima esperienza maturata sul campo, uno dei calciatori più completi del calcio italiano. È capace d’impostare l’azione sulla linea della propria area di rigore ed essere pronto e presente per l’assist finale sulla linea dell’area di rigore della squadra avversaria. Sul rilancio del portiere è capace di percorrere, palla incollata al piede, tutta la lunghezza del campo di calcio per concludere a rete o servire assist strepitosi ai suoi compagni di reparto. Gioca un calcio semplice, fatto di finte, dribbling e ha una straordinaria visione di gioco. Soprattutto ascolta i consigli del suo allenatore e durante la settimana si allena come se stesse disputando la finale di Champions League.

Quest’ultimo aspetto, unitamente alle qualità e caratteristiche tecniche che possiede, lo classificano già oggi, a soli ventuno anni appunto, come un campione.

Le foto sono copyright di Massimo Mucciante


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