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Serie tv, il Sud che piace tra racconto criminale e idillio mediterraneo
15 Mar 2022 11:01

Quando si parla di serie TV si pensa inevitabilmente agli Stati Uniti e alle serie televisive d’autore, che in questi anni hanno attirato milioni di telespettatori in tutto il mondo, raggiungendo numeri da record.

Il piccolo schermo è diventato per i grandi registi americani e non un’occasione unica per sperimentare nuovi generi e format e sviluppare al meglio i personaggi e le trame, stagione dopo stagione.

E l’Italia? Il nostro Paese, purtroppo, fa ancora fatica a produrre serie tv di qualità. Le produzioni originali e significative sono pochissime. Si preferisce ancora oggi puntare su prodotti rassicuranti “formato famiglia”.

Mafia e malavita: un Sud a senso unico?

Molte delle fiction italiane più amate sono ambientate al Sud, vittima però troppo spesso di una visione stereotipata. Per anni le produzioni televisive ambientate al Sud si sono concentrate sul racconto criminale, raccontando le storie di mafiosi e criminali, ma anche di commissari, procuratori, giudici e poliziotti. Un Sud dalle tinte scure che ha pesato come un macigno nell’immaginario comune.

Tra le serie Tv di mafia meglio riuscite ricordiamo La Piovra con il suo amatissimo commissario Cattani, uomo e poliziotto dal comportamento esemplare, il Capo dei Capi che racconta la storia di Riina e della sua scalata ai vertici di Cosa Nostra dal punto di vista dell’uomo di mafia e poi c’è Gomorra, un serie cruda e feroce, tratta dal libro di Roberto Saviano, ambientata nella periferia di Scampia e ispirata a fatti realmente accaduti e boss della camorra realmente esistiti. Una serie che non ha nulla da invidiare alle migliori produzioni americane e che porta in scena dei veri e propri antieroi, spietati e crudeli.

Non ci sono solo eroi e antieroi. Di mafia si può parlare anche in modo diverso. Attraverso lo sguardo di un bambino di soli 10 anni che fa “troppe domande”, per esempio, come accade nella bellissima serie TV La Mafia Uccide solo d’estate tratta dall’omonimo film di Pif. In una Palermo anni ’70 in piena guerra di mafia, sotto gli occhi curiosi e attenti di Salvatore, si snodano così le vicende dei Giammarresi, una normale famiglia palermitana alle prese con problemi quotidiani e difficili scelte morali.

Oppure si può raccontare la mafia in modo ironico e beffardo come fanno Ficarra e Picone nella loro nuova serie “Incastrati”, in onda su Netflix, una crime story in cui gli stessi mafiosi perdono tutto il loro fascino da malavitosi, diventando delle semplici macchiette.

In entrambi i casi il fenomeno mafioso viene “smitizzato” togliendo ai malavitosi quel carisma e quell’aura di potere che si sono conquistati anche grazie a certe pellicole cinematografiche.

L’effetto Montalbano sulle serie Tv

Non solo poliziotti e mafiosi però. Di recente a questo racconto del Sud se ne è contrapposto un altro, quello di un Sud più colorato e leggero, luogo dell’idillio, della lentezza contrapposta alla modernità, del sole, del mare e dei paesaggi mozzafiato, del mangiare bene e del vivere felici senza troppi pensieri. Un racconto nuovo che se da un lato ha avuto il merito di costruire un’immagine positiva del Meridione, appare pur sempre stereotipato e molto distante dalla realtà.

Nonostante ciò, alcuni tentativi di riscrivere il racconto televisivo meridionale sono lodevoli. A fare da apripista è stato sicuramente il Commissario Montalbano, la seguitissima serie TV tratta dai racconti di Andrea Camilleri.

Una serie unica nel suo genere che tiene lo spettatore incollato allo schermo, ci fa apprezzare le meraviglie della Sicilia e ci fa strizzare l’occhio davanti all’umanità e alla simpatia del protagonista Salvo Montalbano, il commissario di polizia di Vigata, ruolo magistralmente interpretato da Luca Zingaretti.

Sulla stessa scia la serie Palomar Màkari, ambientata in Sicilia, ispirata ai gialli di Gaetano Savatteri e da molti considerata l’eredità di Montalbano. Le vicende della serie ruotano attorno al protagonista Saverio La Manna, un giornalista e scrittore squattrinato, che si improvvisa investigatore, sempre accompagnato dal suo caro e vecchio amico strampalato Peppe Piccionello. Un duo comico sicilianissimo che aggiunge quel tocco in più alla serie.

L’effetto Montalbano si avverte anche in altre serie Tv nostrane come il Commissario Ricciardi, nato dalla penna dello scrittore napoletano Maurizio de Giovanni, commissario della Questura di Napoli, dotato di un fiuto eccezionale nel catturare gli assassini grazie alla sua capacità di vedere gli spettri delle vittime di morte violenta.

C’è poi Imma Tataranni, interpretata dalla bravissima Vanessa Scalera, un sostituto procuratore della Repubblica di Matera, donna determinata e incorruttibile, che riesce a risolvere i suoi casi, anche con metodi poco ortodossi.

Tra le donne di carattere come non citare il vicequestore Lolita Lobosco, alias Luisa Ranieri, donna libera ed emancipata che torna a lavorare nella sua Bari per dirigere una squadra di soli uomini.

In un mondo maschilista Lolita sceglierà di rimanere se stessa e usare il suo fascino e la sua bellezza mediterranea, oltre alla sua straordinaria intelligenza, come punti di forza per affermarsi.


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