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Bisogna proteggere il nostro oro bianco, la mozzarella di bufala
23 Nov 2013 07:08

No, l’oro bianco no, non ce lo toccate, restituitecelo, fateci sapere se possiamo ancora fidarci, se possiamo mangiarlo sicuri, non lasciateci nel dubbio!

L’oro bianco per chi, come me, è stata emigrata per tanti anni, in gergo per noi campani è la Mozzarella, quella di Bufala dop, tecnicamente un formaggio fresco a pasta filata prodotto esclusivamente con latte di bufala proveniente dalla zona di origine e realizzato con un processo tecnologico rispondente al disciplinare di produzione. Con l’iscrizione nell’albo comunitario dei prodotti a Denominazione di Origine Protetta nel 1996, si riconoscono istituzionalmente quelle caratteristiche organolettiche e merceologiche della mozzarella di bufala campana, derivate prevalentemente dalle condizioni ambientali e dai metodi tradizionali di lavorazione esistenti nella specifica area di produzione delimitata. Premesso questo: per noi uno dei prodotti principali della nostra dieta, la dieta mediterranea, per giunta riconosciuta come patrimonio dell’Unesco.

Ora accade che nel momento in cui si è circoscritta l’attenzione sulla vicenda della Terra dei fuochi, proprio le istituzioni, in questo caso quelle regionali, che hanno riconosciuto lo status di Regina alla Mozzarella di Bufala Campana, se ne stiano in silenzio, fatta eccezione per qualche dato generico sulla bontà dei bovini diffuso sul nuovo sito della Regione Campania dedicato all’emergenza, sito molto poco chiaro e molto approssimativo, che in sostanza – a detta di tutti – non fornisce né risposte né certezze. La Regione su “Campania Sicura. Noi x la terra dei fuochihttp://www.beta.regione.campania.it/it/news/speciali ci fa anche sapere di aver approvato una delibera che estende agli operatori della filiera lattiero casearia bufalina che operano in Campania la richiesta di aderire ad un sistema di tracciabilità VOLONTARIO per garantire la concorrenza del mercato, la sicurezza dei consumatori, ma soprattutto la trasparenza, la reputazione e la credibilità del comparto in Campania. Volontario! E allora quale sarebbe la garanzia? Inoltre si evince dal sito, al centro di numerose polemiche proprio per la sua vaghezza, che a Fisciano, Mercato San Severino (3 casi), Trentola Ducenta, Casal di Principe (2 casi), Castel Volturno, Capua e Casaluce le analisi su latte crudo di bovini e ovini hanno dato esiti non positivi ma che non vanno oltre il “livello d’azione”. Altra zona buia… Inoltre, gli esami effettuati il 18 gennaio di quest’anno per la ricerca di diossine e PCB-DL in latte di origine bufalina nella Provincia di Caserta hanno dato un giudizio conforme a tutti i casi esaminati.

La psicosi, dunque, dilaga. Su facebook qualche emigrato racconta, precisando di non essere ironico: “Ormai a Roma quando tiri fuori una mozzarella di bufala o un pomodorino vesuviano leggo il terrore negli sguardi, manca poco che chiamino gli artificieri. Ci siamo riusciti. Ora non resta che il napalm”.

Lo scrivono anche gli stessi “mozzarellari” in una lettera aperta al presidente della Regione Campania Stefano Caldoro e all’assessore all’Agricoltura Nugnes: “A fronte di una nostra precisa richiesta su una formalizzazione ufficiale dell’elenco delle aree interessate, datata ormai diverse settimane fa, siamo ancora in attesa di una risposta. Presidente, ci era stato garantito un riscontro nell’arco di 48 ore ma, ad oggi, questa risposta non è ancora arrivata. Riteniamo che Lei, come noi, abbia consapevolezza del danno che la nostra economia sta subendo e il tempo di certo non gioca a nostro favore. Tutto ciò non fa che accrescere lo sgomento dei consumatori e la loro risposta purtroppo giunge rapida e inesorabile, come dimostra il drammatico calo delle vendite dei prodotti campani (non solo del nostro, ma di tutti), compresi quelli a Indicazione Geografica, sottoposti a rigidi controlli, che rappresentano un concreto valore aggiunto, da proteggere con tutti i mezzi a disposizione. Possibile che non si riesca a fornire un elenco delle particelle catastali coinvolte? E’ così difficile andare oltre la palude delle dichiarazioni lacunose e rassicurare, con ogni mezzo possibile, i consumatori sulla sicurezza della stragrande maggioranza della produzione agroalimentare campana in genere e di quella a marchio Dop e Igp in particolare? I produttori si sentono abbandonati a loro stessi e non rappresentati da chi ha il ruolo istituzionale – e si presume anche i mezzi – per reagire e porre un argine al diluvio di informazioni, spesso imprecise e strumentali, che continuano a pioverci addosso. Il sistema delle produzioni Dop e Igp è regolamentato a livello comunitario e prevede rigidissimi controlli sul rispetto del disciplinare di produzione, effettuati da Organismi terzi. I produttori si fanno carico dei costi di controllo e volontariamente, perché convinti della scelta, aderiscono ad un rigido (e oneroso) sistema produttivo”.

Una lettera molto dura e preoccupata, firmata da Domenico Raimondo e Antonio Lucisano, Presidente e Direttore del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, ma anche da Giuseppe Liberatore, Presidente Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche, e da Cesare Baldrighi, Presidente Associazione Formaggi Italiani a Denominazione d’Origine Protetta.

Al momento di chiudere il pezzo però da parte delle istituzioni, di Caldoro e Nugnes in particolare, il silenzio. Un silenzio o una vaghezza dal prezzo altissimo: quello di affossare anche l’ultimo baluardo che resta al Sud, insieme al turismo, quel settore agroalimentare raccontato anche dalla letteratura degli scorsi secoli, in quegli affascinanti “Viaggi in Italia”, che portavano la firma  di Goethe e Stendhal. Quell’agroalimentare che è sempre stato un glorioso vanto per il Mezzogiorno e che merita doverose e immediate risposte, che tutelino per giunta non solo i cittadini campani, ma tutti.


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