';

E il cappellano di Pompei attacca i sindacati
03 Lug 2013 08:39

Nervi tesi a Pompei tra gli operatori degli Scavi, a causa dell’eccessiva esposizione mediatica che in questi giorni sta ricevendo il sito archeologico. Un’intervista al cappellano degli Scavi, don Giuseppe Ruggiero, ha rischiato di trasformarsi in una spaccatura con il sindacato Uil nazionale Beni culturali.

Dalle parole pronunciate da don Ruggiero parlando a Radio Vaticana, in cui ha esortato i sindacati ad essere “meno polemici” per badare di più al bene comune, la Uil ha ricavato una critica non gradita e in una nota ha invitato il presule a “fare penitenza”, perché “parla senza rendersi conto che è proprio grazie ai sindacati e al personale che gli scavi di Pompei, a differenza di qualunque altro sito o area archeologica al mondo, sono aperti 362 giorni l’anno proprio perché hanno sempre fatto accordi pensando al bene di Pompei al bene del patrimonio culturale italiano e del mondo”.

“È singolare che un uomo di chiesa che dovrebbe essere informato – ha affermato la Uil Bac – non si renda conto che ogni custode di Pompei lavora per tre, dal momento che, a fronte di oltre 500 custodi, ve ne sono in servizio meno di un terzo. Quindi – ha concluso – faccia penitenza e ringrazi quei lavoratori che stanno mantenendo un sito da soli perché sono stati abbandonati dal Mibac e dalle stesse istituzioni locali e ora sappiamo anche quelle religiose”.

Il cappellano degli Scavi ha rettificato il significato delle sue parole con una nota ufficiale diffusa dall’Ufficio stampa del Santuario di Pompei; egli “intendeva spronare ad un dialogo costruttivo teso ad un miglioramento della fruizione del sito archeologico“.

“Egli stesso, nelle risposte date, aveva segnalato che uno dei problemi principali era dovuto alla crescente diminuzione del numero dei custodi, lodandone oltremodo l’impegno, senza svalutare l’opera dei sindacati”.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento