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Quel messaggio (3.0) nella bottiglia degli studenti di Cosenza
11 Giu 2014 06:22

Orazio Garofalo è un filmaker calabrese di rara sensibilità e di grandi capacità tecniche. Meriterebbe di esser meglio valorizzato ma si sa “nemo propheta in patria”. Orazio con l’aiuto della Capitaneria di Vibo Valentia, è partito dal porticciolo di Amantea, insieme agli allievi della Scuola Media di Cleto e ai responsabili di un PON denominato “Il linguaggio del cinema“, per rilasciare in alto mare una bottiglia contenente un video-messaggio dei ragazzi a loro stessi nel futuro.

Sono suggestive le bottiglie con il messaggio dentro. Ti ricodano i libri che leggevi da ragazzo. Sapete che poco tempo fa hanno ritrovato un messaggio in bottiglia a distanza di 90 anni. La bottiglia di Orazio contiene una microscheda, con tutto il materiale prodotto, temi, foto, esercitazioni compreso il video intitolato “Sulle onde del tempo“.

Lo stesso video porta come epigrafe la seguente frase: “Per la prima volta, un film è affidato al dilagare del tempo e delle onde.., affinché i protagonisti possano mandare un messaggio a loro stessi nel futuro. Per rendere questo possibile, tale messaggio, registrato in video su una micro-scheda di memoria, viene affidato a una bottiglia, rilasciata in alto mare nel mese di giugno 2014. Tutto questo è affidato alla speranza di ritrovare la bottiglia e, da novelli Ulisse, ritrovare se stessi e la propria Itaca.”

Bel capitale sociale quello di Orazio che ha il buon sentimento di cercare i nuovi Ulisse e nuove Itaca. Cercare Ulisse e trovare Itaca. Ricordate quello che scrive il poeta: “Quando ti metterai in viaggio per Itaca – devi augurarti che la strada sia lunga, –  fertile in avventure e in esperienze-“: E si sta mostrando lunga, fertile in avventure e in esperienze la mia navigazione.

A proposito di Orazio, nella parte retrostante della bottiglia ha messo una scritta in inglese che afferma:“Attenzione. Non aprite la bottiglia ma, cortesemente, consegnatela all’Ufficio postale più vicino, dando il vostro nome per un eventuale premio. La bottiglia, messa in mare nel mese di giugno 2014, ha al suo interno una piccola scheda di memoria, contenente un video realizzato dagli alunni della Scuola Media di Cleto, Comune calabrese nella provincia di Cosenza. La bottiglia dovrà essere spedita a: Amministrazione Comunale – 87030 CLETO (CS) – ITALIA”.

Che Cleto, patria del mio amico e collega Orofino, paese alveare posto sulla sommità di una montagna incantevole con ulivi secolari sia terminale di questa storia m’illumina ancor di più. Spesso la mia Itaca è la mia Cosenza. Guardo le foto della curva dello stadio San Vito e mi beo di settemila persone che in notturna assistano all’ennesima replica di “Conzativicci” commedia urbana nata sul genius loci popolare di un poeta di strada che mette in scena umanità varia e genio popolare e mi sento fiero della mia gente.

Al tempo dei giornale nazionale seri, forse qualcuno avrebbe inviato un critico teatrale di chiara fama a capire il fenomeno. Oggi la critica è morta e non c’è proprio speranza. Ci salva solo Blob che autocelebrando il suo quarto di secolo fa trionfare il situazionismo e l’acume intellettuale del Gruppo 63. A Cosenza tutto avviene invece nel nome del progetto della Terra di Piero. Piero Romeo solidale e solare persona che abbiamo perso troppo presto e che rivive nel suo senso di pietas nello stare accanto agli umiliati e offesi di lontane contrade del mondo che andammo a vedere con i nostri occhi perché grande era la nostra sete di conoscenza. Ieri è morto il padre di un pentito calabrese. Si è impiccato dopo aver visto in televisione il figlio raccontare come avevano distrutto il cadavere di Lea Garofalo.

Bisognerebbe realizzare un documentario su Petilia Policastro, luogo sperduto del crotonese dove si è disvelato questo insulso racconto criminale ambientato da calabresi nella brumosa Brianza. La Cassazione ha scoperto con la sentenza definitiva del processo “Infinito” che la ‘ndrangheta ha struttura unitaria. Mi preoccupo per quel biologo imputato, cui nessuno parla e dedica titoli, che vede il suo processo ricominciare da capo. Uno sbaglio? Un vizio di forma, un innocente finito tra i malacarne che si riunivano al circolo Arci “Falcone-Borsellino”?

Io l’ho sempre saputo che il federalismo criminale calabrese organizzato per “locale” era unitario. Al summit di Montalto pensate giocassero a padrone e sotto. Non sapevo invece che Paul Getty il rapito con l’orecchio tagliato fosse nel cast de “Lo stato delle cose” di Wim Wenders. Quando Wenders e’ stato in Calabria dovevano condurlo a vedere la case del quartiere che chiamano ancora “Paul Getty” nei pressi di Bovalino e costruiti con i proventi del miliardario rapimento.

Dobbiamo invece ancora capire questa mala pianta come si e’ irrobustita diventando vorace conte Ugolino che divora figli e nipoti ma non per fame. Sono la linea della Palma che governa la crisi nelle Borse e nelle grandi banche. I capi dei Casalesi invece stanno parlando con i magistrati. Hanno capito di essere arrivati al capolinea. Tra mesi scatterà una nuova grande retata.

Il Sud criminale farà pendant con i ladroni dell’Expo e del Mose. Renzi propone calci nel sedere per tutti per fare audience. Forse, se vuole fare davvero il Napoleone tra l’Arno e il Tevere meglio pensi qualcosa di più razionale per ripulire il Pd dai mercanti del tempio. Intanto il Papa ci ricorda che le celle delle carceri italiane sono piene di poveri e stranieri che non si possono difendere. Se poi guardiamo la foto del malcapitato marocchino legato mani e piedi in una caserma capiamo meglio il concetto Orde festanti di gay allegri ieri hanno sfilato nella capitale per rivendicare diritti e orgoglio.

A Roma c’era anche a scattare foto il mio amico fotogiornalista lucano Alessandro Zenti che poche ore fa ha ritenuto opportuno scrivere su questo stesso social: “Oggi diverse persone mi hanno cancellato dalla loro cerchia di amicizie, il caso ha voluto che il tutto sia avvenuto dopo il post della mia partecipazione al Gay Pride di Roma. Vi ricordo che io sono giornalista fotografo. Questo atteggiamento la dice lunga sui tanti melfitani,di cui non faccio nomi per ovvi motivi, che ho visto nella manifestazione”.

Credo non ci sia bisogno di nessun commento. Molto più interessante il potentino di destra, Donato Ramunno, che s’infervora per Franco Arminio citando il suo declinare: “Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane, di gente che ama gli alberi e riconosce il vento”: Forse sono queste le cose che non possono essere né di destra, né di sinistra.

A Castelmezzano in Basilicata nelle Dolomiti lucane c’è gente che sa fare il pane, che ama gli albero e riconosce il vento. Quando pubblichi una panorama di Castelmezzano tutti dicono che è bella come Shangrila. Potrebbe essere la nostra Itaca. Chissà chi troverà la bottiglia degli studenti di Orazio Garofalo? La mia invece vi è arrivata e qui si completa: “Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada: che cos’altro ti aspetti?”


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