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Concorsi pubblici, arriva la riforma: procedure “fast track”
14 Apr 2021 07:49

  • Riforma dei concorsi pubblici: nuove regole per selezioni più veloci e digitali
  • Il via libera dal Consiglio dei Ministri per accelerare le procedure
  • Ma da più parti arrivano critiche alla riforma perché taglierebbe fuori i giovani

Il Consiglio dei Ministri, con il decreto n.  44 dell’1° aprile 2021, ha dato il via libera alla riforma dei concorsi pubblici con la prcedura “fast track”, che oltre a sbloccare 110 mila posti nelle PA, ha introdotto nuove norme per accelerare le procedure concorsuali, rendendole più snelle e veloci e garantendone lo svolgimento in piena sicurezza.

Le nuove regole

Stop, dunque, ai vecchi concorsi centralizzati che durano anni e addio anche a carta e penna. Le nuove procedure in modalità fast track (rapida) prevederanno tempi ridotti a un’ora, modalità di svolgimento della prova digitale in sedi decentrate e conclusione dell’iter concorsuale entro 100 giorni.

Il primo vero banco di prova sarà, a tutti gli effetti, il concorso per 2800 tecnici al SUD, ma si attende una revisione anche per molti concorsi già banditi, ma di fatto non ancora partiti a causa della pandemia.

Secondo le nuove regole alle selezioni pubbliche potrà accedere solo chi è in possesso dei titoli di studio e dei titoli professionali indicati dalle Pubblica Amministrazione. Uno sbarramento che potrebbe però privilegiare i plurititolati e lasciare a casa tanti neodiplomati e neolaureati preparati, ma con poca esperienza.

Le crititiche alla riforma

La riforma Brunetta, nonostante i buoni propositi, sarebbe incostituzionale poiché non premierebbe il merito, lasciando fin troppo spazio alla discrezionalità di amministrazioni ed enti locali. A sostenerlo sono i legali dello studio Leone-Fell, prima law firm in Italia specializzata in diritto amministrativo e concorsi pubblici.

“In queste ore – spiegano Francesco Leone e Simona Fell, soci fondatori dello studio – siamo stati inondati di segnalazioni. Tantissimi giovani, penalizzati dalla riforma, hanno chiesto il nostro sostegno in questa battaglia. Si tratta di migliaia di under 40 che speravano in una stagione di concorsi per poter accedere nel mondo del lavoro e che invece, proprio a causa di una procedura illegittima, che premia solo chi ha accumulato più titoli, si troveranno tagliati fuori. Se non si interviene subito il rischio è proprio quello di non svecchiare la Pubblica Amministrazione, ma anzi di consentire l’accesso solo a chi, negli anni, ha ottenuto titoli ed esperienze”.

“In pratica, la valutazione dei titoli – che sostituisce le tre canoniche prove delle vecchie selezioni – rischia di tagliar fuori proprio i neodiplomati e neolaureati con il massimo dei voti, preparati e smart, ma con poca esperienza. La riforma, infatti, permetterà l’assunzione di 500mila nuove leve nei prossimi cinque anni, ma non è detto che verranno assunti i più preparati, ma solo chi ha più titoli. L’eccessiva restrizione della platea di partecipanti non favorirebbe dunque il merito: in tanti, infatti, non riusciranno neanche ad approdare alla selezione vera propria. Eliminare le prove e bloccare l’accesso al concorso va contro il principio del favor partecipationis, volto a garantire proprio una più ampia partecipazione”.

Il rischio è ancora una volta quello di veder migrare le menti migliori, dotate di sensibilità ambientali e competenze digitali, ma che non hanno ancora avuto il tempo di maturare esperienze professionali di rilievo o di acquisire ulteriori titoli di formazione per motivi economici.

Gli aspiranti candidati ai concorsi pubblici si sono mobilitati sul Web creando il “Comitato No riforma concorsi Pa” che conta oltre 3 mila membri, il gruppo “Salviamo i concorsi pubblici” e lanciando su Change.org la petizione “No alla riforma Brunetta”.

L’obiettivo del nuovo Governo è “correre”, ma quanti giovani rischiano di restare indietro?

Gli obiettivi del governo

Il Ministro Brunetta ha, però, ribadito che nei nuovi concorsi pubblici la «fase di valutazione dei titoli» obbligatoria riguarderà i titoli di studio legalmente riconosciuti. L’esame dei titoli legati all’esperienza professionale, inclusi i titoli di servizio, sarà invece solo un’opportunità in più offerta alle Pubbliche amministrazioni, soprattutto nel caso in cui ricerchino profili tecnici ed esperti e potrà concorrere alla formazione del punteggio finale.

In ogni caso l’obiettivo resta quello di sbloccare le assunzioni e immettere nuovo personale all’interno delle Pubbliche Amministrazioni in tempi rapidi e certi.


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