';

18enne napoletano cacciato di casa perché gay, parla la mamma: «Difficoltà originate da episodi di violenza», per il figlio le sue sono tutte scuse
21 Ott 2017 16:42

È una vicenda che ha fatto molto discutere e sta continuando a farlo arricchendosi di ulteriori dettagli. Ne sono protagonisti un ragazzo di 18 anni appena compiuti, sfrattato di casa perché omosessuale, ed una sentenza del Tribunale di Napoli che, per mano del giudice Valentina Ferrara, gli ha riconosciuto il diritto di ricevere un assegno mensile da parte dei genitori in quanto, pur essendo maggiorenne, non ha ancora raggiunto l’indipendenza economica. Su Il Mattino è stata riportata, nella bufera generale scatenatasi sui social, anche la versione della madre.

La storia di Francesco, questo il suo nome, è la storia di una famiglia disgregata della provincia di Napoli ma è, soprattutto, la storia di un paese che, ancora troppo spesso, non riesce a liberarsi da pregiudizi e stereotipi. “Ho paura che i rapporti omosessuali siano una minaccia per la società in quanto contribuiscono alla diminuzione delle nascite”, “i gay e le lesbiche non dovrebbero rivelare ai loro genitori la propria omosessualità, per non farli soffrire troppo”: sono solo un paio di affermazioni riportate nella scala italiana per la valutazione dell’omofobia.

Nel caso di Francesco, appunto, è stata la madre, una cinquantenne separata, a cacciarlo di casa con tanto di ufficiali giudiziari e carabinieri da lei stessa inviati. Ma in questa storia di mediazione fallita tra madre e figlio da parte dei servizi sociali e di scuola, Comune e chiesa di appartenenza che non sono intervenuti per tempo, ci sono disagi che hanno solo trovato il culmine nello sfratto del giovane. Per me mia madre è morta. Anzi, sono morti tutti e due. Ormai mi considero un orfano, ha affermato perentorio Francesco in un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno.

“Come si può avere un rapporto con chi ti rifiuta, con chi lascia due ragazzi in una casa buia? – racconta il diciottenne nell’intervista – Avevo sedici anni quando ci abbandonarono, quel giorno io e mia sorella Clelia ci guardammo negli occhi: eravamo rimasti soli e c’era la piccolina da badare. I servizi sociali non ci hanno mai aiutato. Eravamo ragazzi in un appartamento, senza aiuto e senza mezzi di sussistenza. Io ho dovuto lasciare la scuola per parrucchieri, mia sorella pure. Ci siamo arrangiati con piccoli lavoretti, racimolavamo 20-30 euro al giorno. Dopo un po’ le cose sono precipitate, non riuscivamo a pagare le bollette e ovviamente ci hanno staccato luce e gas”.

Il paese sapeva che la sua era una famiglia con molti problemi ma, come spiega Francesco, “quando i miei si sono separati ed entrambi hanno lasciato casa nessuno si è più interessato a noi. Intanto io mi ero fidanzato con Giuseppe e lui, a sua volta cacciato da casa, viveva con noi. Poi, a febbraio scorso, una brutta mattina siamo stati svegliati dall’ufficiale giudiziario e dai carabinieri. Ci hanno detto di andare via, ci hanno mostrato un documento. Siamo riusciti a stento a mettere le nostre cose nei sacchi per l’immondizia. Mia sorella piccolina è stata affidata a mia mamma. Clelia invece è andata a vivere a casa del suo ragazzo”.

La mamma ha voluto raccontare, però, la sua verità a Il Mattino dicendo di essere indignata e arrabbiata per le notizie circolate sui media. “I problemi con mio figlio– ha spiegato la cinquantenne – non sono certo originati dal suo orientamento sessuale. Io non ho assolutamente niente contro i gay, ce ne sono tanti anche tra i miei amici, figuriamoci se potevo cacciare di casa Francesco per un motivo del genere. Le difficoltà sono state originate da episodi di violenza. Sono stata costretta, in passato, a rivolgermi anche ai carabinieri. L’intera vicenda è stata strumentalizzata e mal raccontata, ma per fortuna la sentenza della magistratura rimette le cose a posto, basta leggere l’ordinanza per capire come sono andate le cose”.

In una videointervista, sempre de Il Mattino, Francesco replica dicendo che “quelle che lei racconta sono tutte scuse, sta solo tentando di uscire pulita da questa vicenda. Mi ha cacciato dicendo che ero un cattivo esempio per la mia sorellina di dieci anni”.

La casa, ora contesa, nella quale il ragazzo e le sue sorelle si sono ritrovati a vivere da soli ed in cui ora lui non può più entrare, è un’abitazione alla periferia di Casoria, costruita con i fondi stanziati per il terremoto dell’80. La rete si è letteralmente scatenata sulla vicenda e anche Cristiano Malgioglio, preoccupato per la sorte di Francesco e del suo fidanzato, entrambi senza una dimora fissa, ha chiesto di loro dalla Casa del Grande Fratello.

Il giudice non si è ancora espresso sull’altra richiesta del giovane omosessuale di frequentare una sorella minorenne, cosa alla quale la madre si oppone perché, a suo parere, «diseducativo» per la bambina. Intanto, il sindaco di Casoria, Pasquale Fuccio, conferma che sulla famiglia c’è un corposo fascicolo negli uffici degli assistenti sociali attraverso cui sarà possibile far luce sul caso.

Resta, però, un dato certo: quello di una sentenza che, grazie alla lotta attuata dal presidente dell’Arcigay Napoli Antonello Sannino che ha anche ospitato Francesco e il fidanzato per alcuni mesi, ha restituito qualche diritto a questo ragazzo dimenticato, in ogni caso, dalla famiglia.

Qui, di seguito, il link per rivedere la videointervista de Il Mattino a Francesco:

http://video.ilmattino.it/primopiano/cacciati_di_casa_perche_gay_vogliamo_solo_accettati-3201927.html

 


Dalla stessa categoria

Lascia un commento