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Disagio e crisi, Periferia Italia punta sul Reddito di Residenza Attiva
11 Ott 2021 16:00

«La mancanza di rappresentanza politica nelle periferie delle grandi città ha dato vita al partito più grande mai esistito in Italia, quello dell’astensione».

Antonio Tedeschi, Segretario nazionale di Periferia Italia, commenta così i dati sull’affluenza emersi dall’ultima tornata elettorale. Oltre il 50% della popolazione che vive nelle periferie di Napoli, Roma, Milano, Torino e Bologna ha scelto infatti di rifugiarsi nel non voto.

«Un dato incredibile, ma purtroppo vero», prosegue Tedeschi. «E più che vero, reale. Una fotografia, cioè, della realtà che stiamo vivendo, caratterizzata da uno scollamento sempre più evidente tra la classe politica e le zone più decentrate delle nostre città. Quello dell’astensionismo è il partito maggiore, di gran lunga. Potremmo dire il nuovo partito di massa».

Proprio la classe politica si interroga da tempo su come poter riacquistare la fiducia di questi territori, ma evidentemente non basta aprire o chiudere una campagna a Tor Bella Monaca, a Barriera di Milano o a Scampia. C’è un modo per tentare di riavvicinare queste aree ai processi di partecipazione politica le cui decisioni e i cui risultati, naturalmente, le coinvolgono direttamente?

«Le periferie vanno messe realmente al centro della proposta politica. Ed è quello che intendiamo fare noi di Periferia Italia. La svolta può passare per una rinnovata centralità delle periferie e delle aree interne», spiega Tedeschi. Cos’è Periferia Italia? «È un movimento nato poco più di un anno fa – prosegue Tedeschi – dalla mia esperienza in Regione Molise, come consigliere, e dalla voglia e dall’entusiasmo di un gruppo di amici competenti, appassionati e desiderosi di dare una mano e un contributo alla crescita delle zone del Paese tradizionalmente meno considerate dalla politica».

Tra le proposte politiche del movimento, ce n’è una già attiva in Molise, proprio per opera di Tedeschi, e replicata in Lazio, Calabria, Liguria e Umbria: il Reddito di Residenza Attiva, un’alternativa vera (e secondo molti più efficace) al Reddito di Cittadinanza.

Concepito come proposta per ripopolare i piccoli borghi (quelli sotto i 2mila abitanti, che in Molise sono circa il 90% del totale dei Comuni), presenta anche un’altra caratteristica, tutt’altro che secondaria: è una vera e propria leva per far ripartire l’economia. Il RRA è rivolto a chiunque abbia cittadinanza italiana, quindi anche ai residenti all’estero.

L’obiettivo originario era quello di combattere lo spopolamento dei piccoli comuni, ma col tempo ci si è accorti che la misura può valere per qualsiasi territorio.

I candidati partecipano a un bando che prevede lo spostamento della residenza in un Comune con meno di 2mila abitanti e, contestualmente, l’avvio di un’attività imprenditoriale. In Molise, lo stanziamento iniziale è stato di un milione di Euro: il contributo per ciascun nucleo familiare è di 24mila Euro in tre anni (8mila/anno, 670/mese). L’impegno è mantenere la residenza per almeno 5 anni e l’attività operativa per lo stesso periodo di tempo. “La base è investire su sé stessi, capendo che oggi il lavoro si crea”, spiega Tedeschi.

Sono stati presentati circa mille progetti: artigianali (ceramica, lavorazione del legno), imprenditoriali (ristoranti, bar, alimentari, centri benessere, centri estetici). Tra alcune settimane verranno comunicati i primi 60 beneficiari del RRA, che saranno contattabili per interviste e testimonianze.

Un progetto che ha già ricevuto tantissimi riscontri positivi: finanche Netflix ha chiesto di poter realizzare un documentario sul tema, seguendo alcuni di coloro che si trasferiranno in uno di questi piccoli paesi.


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